Mentre combatte contro la fame e le malattie, padre Mario Pacifici, missionario monfortano, non smette di celebrare la gioia della vita, insieme all’Alleluya Band, il gruppo musicale che ha fondato 38 anni fa. E che ora è in tour in Italia
«Quello che stiamo vivendo è uno dei momenti più difficili per il Malawi, e la fame è il primo dei problemi». Padre Mario Pacifici, 66 anni, missionario monfortano di Entratico, piccolo paese della provincia di Bergamo, ne ha viste tante nei suoi quarant’anni di sacerdozio e quasi altrettanti di missione. Tutti nella comunità di Balaka in Malawi. Malawi che oggi conosce una delle peggiori carestie della sua storia. E dell’Africa.
Padre Mario è lì come sempre in prima fila, impegnato su molti fronti. Quello della sanità, innanzitutto, con il Comfort Community Hospital, ma anche in campo sociale e in quello… musicale! La “sua” Alleluya Band, infatti, è diventata una vera e propria star mondiale. In questi mesi di giugno e luglio sarà di nuovo in Italia per una lunga tournée segnata in particolare dall’esibizione nel prestigioso Teatro Puccini il 19 luglio a Torre del lago Puccini. «Ma il Tour 2016 – precisa padre Mario – ci porterà anche alla Giornata mondiale della gioventù (Gmg) di Cracovia. Il titolo che abbiamo voluto dare è: “Odala“, che in chichewa significa “Beati”. Questa parola – “Odala/Beati” – esprime bene il significato del nostro tour e della partecipazione alla Gmg: nel nostro mondo e nei nostri cuori spesso manca la pace: la beatitudine del Vangelo della gioia può farcela ritrovare. Da sempre la musica e la danza sono un linguaggio che unisce e che, allo stesso tempo, impegna in una solidarietà fraterna e operosa. Infatti, tutto quello che potremo raccogliere servirà per il nostro ospedale, affinché possa continuare a offrire medicine e cibo gratuito a migliaia di pazienti, tra i quali moltissimi bambini».
L’esperienza missionaria di padre Mario e quella dell’Alleluya Band si intrecciano ormai da ben 38 anni. «Questo – spiega – ha significato vicinanza al mondo giovanile dei villaggi. Con questi musicisti ho anche girato il mondo e fatto moltissime esperienze, compreso il mio primo arresto cardiaco nel 2013! Una ragazza del gruppo mi ha preso in braccio mentre cadevo. Questo mi ha ulteriormente convinto che, nonostante tutto, possiamo e dobbiamo continuare a cantare la vita con gioia, come dice la “mission” della Band».
Padre Mario si definisce un “uomo fortunato”: certamente è un uomo tenace e inesauribile, sempre pieno di nuove iniziative e di entusiasmo. Che attinge anche dalla gente del posto. «Le persone qui sono straordinarie, nonostante le enormi difficoltà in cui sono costrette a vivere – ricorda -. Si dice che il Malawi è il cuore caldo dell’Africa e questo è vero soprattutto per il calore umano della gente, la sua indole pacifica. Ma fino a quando potrà durare?», si chiede il missionario. «La gente è stanca, non ne può più di vivere sempre nella morsa della ricerca del cibo quotidiano, con l’aggravante che oggi, oltre a malgoverno e corruzione, anche i cambiamenti climatici contribuiscono a peggiorare ulteriormente la situazione».
Lo scorso 13 aprile, il presidente del Malawi Peter Mutharika ha dichiarato lo stato di calamità nazionale proprio a causa della fame, che sta colpendo milioni di persone. Ma non si capisce bene che effetti positivi possa avere, visto che l’allarme era stato lanciato già da molto tempo.
«Dopo quasi quarant’anni vissuti qui – continua padre Mario – non posso che rinnovare l’impegno a camminare con questa gente, per crescere insieme, annunciando con la vita da missionario il Vangelo di Gesù e la speranza cristiana, ispiratrice del cammino personale e comunitario, spesso avvolto dall’ombra del venerdì santo, ma sempre aperta alla luce della Pasqua di Risurrezione».
Un grande impegno in questo cammino condiviso è rappresentato dal Comfort Community Hospital, l’ospedale che ha visto la luce a Balaka, insieme alla costruzione della nuova chiesa, nel 1994. Nel Paese ci sono meno di 300 medici e praticamente nessun pediatra, ad eccezione di alcuni espatriati. Oltretutto, le prestazioni sanitarie sono tutte a pagamento e gli ospedali si trovano solo nei centri urbani, spesso inaccessibili alla popolazione rurale. Non stupisce dunque che il Malawi abbia tassi di malaria, tubercolosi, colera e Aids tra i più alti al mondo.
«La sanità – racconta padre Mario – è sempre stato uno degli impegni delle missioni cattoliche, insieme all’educazione, soprattutto nei villaggi. Con l’aumento del numero dei pazienti anche il nostro sforzo è cresciuto, e questo grazie al sostegno di tante associazioni, amici e volontari da tutta Italia e non solo, coordinati dall’associazione “Orizzonte Malawi onlus”, che a sua volta sostiene la locale cooperativa “Andiamo Trust” nei suoi quattro ambiti di intervento: educazione, sanità, sviluppo sociale e cultura & sport».
Il sogno, oggi, è che l’ospedale possa potenziare ulteriormente il reparto pediatrico in modo da poter accogliere bambini da tutto il Malawi e offrire loro sia le cure ordinarie che quelle più specializzate. Lo scorso anno l’ospedale ha ricevuto circa 70 mila pazienti.
E tra un impegno in campo sanitario e un’attività con i giovani, padre Mario non ha mai smesso di costruire chiese. L’ultima è stata benedetta lo scorso 29 maggio ed è dedicata a sant’Andrea, in memoria di suo fratello che portava quel nome e che è morto proprio nella missione di Balaka nel 2005. «L’anno scorso, a dieci anni dalla sua scomparsa – conclude padre Mario – alcuni amici italiani hanno voluto ricordarlo attraverso la costruzione di questa cappella a forma di cerchio per significare che la comunità dei credenti è una famiglia capace di fare un girotondo senza confini, per celebrare la vita con gioia e prendersi per mano nel dolore».
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