Nel messaggio per la giornata mondiale dell’alimentazione di domenica 16 ottobre, Papa Francesco mette in guardia dal delirio di onnipotenza che porta a modificare piante e alimenti senza tener conto della natura delle sue regole.
Il modello che pensa di risolvere il problema della fame puntando solo sull’aumento della produzione, ignorando le regole della natura, è inadeguato e ha una serie di impatti negativi che non vanno ignorati. È in sintesi il contenuto del messaggio del Papa in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, che ricorre domenica 16 ottobre, che quest’anno ha come tema “Il clima sta cambiando. Il cibo e l’agricoltura anche” e che punta l’attenzione sul binomio disponibilità di cibo e cambiamenti climatici in corso.
«A che cosa è dovuto l’attuale cambiamento climatico?». Si apre con questa domanda la lettera di Papa Francesco al Direttore Generale della FAO José Graziano da Silva, e più avanti afferma che «Dobbiamo interrogarci sulle nostre responsabilità singole e collettive senza ricorrere a facili sofismi che si nascondono dietro dati statistici o previsioni discordanti. Non si tratta di abbandonare il dato scientifico di cui abbiamo più che mai bisogno, ma di andare oltre la sola lettura del fenomeno».
Dagli studi dove si parla per sofismi della fame alle comunità rurali, spesso sottovalutate o derise: è da loro, secondo Francesco, che bisogna imparare una “saggezza” e uno «uno stile di vita che può aiutare a difendersi dalla logica del consumo e della produzione ad ogni costo, logica che, ammantandosi di buone giustificazioni, come l’aumento della popolazione, in realtà mira solo all’aumento dei profitti».
E qui il Papa non va per il sottile: «Nel settore in cui opera la FAO, sta crescendo il numero di quanti pensano ormai di essere onnipotenti e di poter trascurare i cicli delle stagioni o modificare impropriamente le diverse specie animali e vegetali, facendo perdere quella varietà che, se esiste in natura, vuol dire che ha – e deve avere – il suo ruolo. Produrre qualità che in laboratorio danno ottimi risultati, può essere vantaggioso per alcuni, ma avere effetti rovinosi per altri». E ancora: «Selezionare geneticamente una qualità di pianta può dare risultati impressionanti dal punto di vista quantitativo, ma abbiamo tenuto conto dei terreni che perderanno la loro capacità di produrre, degli allevatori che non avranno pascolo per il loro bestiame, e di quante risorse acquifere diventeranno inservibili? E soprattutto, ci siamo chiesti se e in che misura concorreremo a modificare il clima?».
Non basta la precauzione, afferma il Papa, ci vuole “saggezza”. «Quella che contadini, pescatori, allevatori conservano nella memoria di generazioni e che oggi vedono derisa e dimenticata da un modello di produzione che è a tutto vantaggio di gruppi ristretti e di un’esigua porzione della popolazione mondiale. Ricordiamoci che si tratta di un modello che, con tutta la sua scienza, permette che circa ottocento milioni di persone soffrano ancora la fame».
Il Papa si augura anche che la negoziazione per gli Accordi di Parigi per il clima portino a scelte concrete. «Impressionarsi e commuoversi davanti a chi, ad ogni latitudine, chiede il pane quotidiano, non è più sufficiente. Sono necessarie scelte e azioni».