Padre Giancarlo Politi, missionario del Pime per tanti anni in prima linea sulla frontiera della Cina di Mao, racconta in un video della Federazione Alzheimer Italia il suo rapporto con l’«intrusa» , la malattia che lui stesso vive. Con lo sguardo rivolto alla testimonianza, anche in questa nuova frontiera
«Sei malato ma questo non toglie niente alla tua umanità. La malattia non ti toglie la capacità di essere padre, madre, figlio. Agli altri malati vorrei dire: non piangetevi addosso. Occorre che uno abbia una bellezza da comunicare, la bellezza che viene dall’esistenza. Le medicine sono soltanto una parte di ciò che interessa. Ciò che conta è se tu sei contento della tua vita».
Padre Giancarlo Politi, missionario del Pime da cinquant’anni, si racconta così in una bellissima intervista che assume un significato del tutto particolare alla vigilia della Giornata missionaria mondiale. Voce autorevolissima sulle vicende drammatiche dei cattolici nella Cina di Mao, giornalista e per alcuni anni anche direttore di Mondo e Missione, padre Politi questa volta racconta un’altra storia: quella del suo rapporto con l’«intrusa», la malattia con cui personalmente convive da qualche tempo. Lo fa rispondendo alle domande della dottoressa Silvia Vitali, direttore medico dell’Istituto Geriatrico Golgi di Abbiategrasso, in un progetto promosso dalla Federazione Alzheimer Italia proprio per accompagnare chi vive l’esperienza di questa malattia oggi così diffusa.
Guarda qui sotto il video integrale con l’intervista
Per conoscere chi è padre Giancarlo Politi e ripercorrere il suo lungo ministero come missionario leggi l’articolo «La Cina nel cuore» che Mondo e Missione gli ha dedicato in occasione dei suoi cinquant’anni di sacerdozio.