Oggi entra in vigore l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Enfasi a parte, i passi da fare sono ancora molti.
Oggi la Torre Eiffel e l’Arco di Trionfo si illumineranno di verde: entra in vigore l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, raggiunto faticosamente nella capitale francese nel dicembre dello scorso anno. «L’umanità si ricorderà del 4 novembre 2016 come del giorno in cui i Paesi del mondo hanno fermato la marcia verso una catastrofe climatica che sembrava inevitabile e hanno aperto la strada per un futuro sostenibile» ha detto Patricia Espinosa, segretario esecutivo della Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico.
VERA SVOLTA? In effetti con la ratifica da parte dell’Unione Europea avvenuta già nel mese scorso gli accordi sul clima presi a Parigi da oggi diventano effettivi, giusto in tempo per la Conferenza internazionale sul clima COP22, che si terrà dal 7 al 18 novembre, a Marrakech, con 20 mila partecipanti in arrivo da 196 paesi del mondo. Ma la data di oggi segna davvero una svolta?
UN PERCORSO LUNGO E FATICOSO. Il percorso parte da lontano. Alla conferenza sul clima che si è tenuta a Copenaghen nel 2009, i circa 200 paesi partecipanti si diedero l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale rispetto ai valori dell’era preindustriale. L’accordo di Parigi stabilisce che questo rialzo va contenuto “ben al di sotto dei 2 gradi centigradi”, sforzandosi di fermarsi a +1,5°. Per centrare l’obiettivo, le emissioni devono cominciare a calare dal 2020.
MISURE INSUFFICIENTI. In realtà, anche se ogni Paese facesse la propria parte, l’aumento previsto della temperatura in questo secolo sarebbe tra i 2,9 e i 3,4 gradi. A dirlo non è stata qualche ong qualsiasi, ma l’Onu, attraverso un rapporto dettagliato presentato in questi giorni dall’Unep, l’agenzia Onu per l’ambiente.
I FONDI, ANCHE. Ma c’è un altro problema: «I cento miliardi previsti per il Green Climate Fund istituito dall’Onu non saranno sufficienti per finanziare tutte le attività di adattamento e mitigazione necessarie a raggiungere l’obiettivo di mantenere sotto i 2 gradi l’innalzamento della temperatura fissato durante la COP21 di Parigi» ha affermato il direttore generale aggiunto della Fao, Renè Castro Salazar.
SIAMO SOLO ALL’INIZIO. «Il processo di Parigi è appena iniziato» ha detto a Radio Vaticana Riccardo Valentini, presidente del Centro Euro Mediterraneo sui cambiamenti climatici, «quindi abbiamo raggiunto un punto molto importante senza dubbio – quello della ratifica dei Paesi interessati all’accordo, avvenuta poco tempo fa – per iniziare il processo, però non abbiamo ancora effettivamente messo in campo quelli che sono gli strumenti dell’accordo che dovranno essere decisi definitivamente nel 2020».
IL PASSO IN AVANTI. «Un passo avanti è stato fatto, il più importante, ed è quello di aver messo insieme questa volta tutti i Paesi e non soltanto quelli classici, industrializzati come nel Protocollo di Kyoto» dice ancora Valentini. «Ci sono tutti i Paesi, compresa la Cina, che è sicuramente il più grande player mondiale per le emissioni di gas serra. Lavorare tutti insieme per avere una visione globale credo che sia uno dei risultati più importanti».
LAVORARE INSIEME. «Queste situazioni provocano i gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati del mondo, con un lamento che reclama da noi un’altra rotta. Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli». Lo aveva scritto Papa Francesco nella Laudato Si’, l’enciclica sul creato. E continuava: «Bisogna conservare chiara la coscienza che nel cambiamento climatico ci sono responsabilità diversificate e, come hanno detto i Vescovi degli Stati Uniti, è opportuno puntare “specialmente sulle necessità dei poveri, deboli e vulnerabili, in un dibattito spesso dominato dagli interessi più potenti”. Bisogna rafforzare la consapevolezza che siamo una sola famiglia umana. Non ci sono frontiere e barriere politiche o sociali che ci permettano di isolarci, e per ciò stesso non c’è nemmeno spazio per la globalizzazione dell’indifferenza».
La giornata di oggi segnerà davvero un punto di svolta se contribuirà a diffondere una nuova sensibilità comune, se spingerà a esigere un vero cambiamento. Ma anche qui la Laudato Si’ parla chiaro: «La coscienza della gravità della crisi culturale ed ecologica deve tradursi in nuove abitudini». Siamo pronti a cambiare?