Lasciare le foreste alle comunità indigene, garantendo i loro diritti tribali sulla terra, è il sistema più semplice per proteggere i polmoni verdi del pianeta, che assorbono il principale gas serra, l’anidride carbonica. Uno studio lo dimostra.
Sono le comunità più minacciate, ma senza di loro il pianeta non riuscirebbe più a contrastare il riscaldamento globale. Secondo una ricerca appena uscita, lasciare le foreste alle comunità indigene, garantendo i loro diritti tribali sulla terra, è il sistema più semplice per proteggere i polmoni verdi del pianeta, che assorbono il principale gas serra, l’anidride carbonica.
Lo studio coordinato da Rights and Resources Initiative, Woods Hole Research Centre e World Resources Institute ha visto collaborare istituzioni accademiche e organizzazioni ambientaliste basandosi su immagini dai satelliti di 37 paesi tropicali. Dal report emerge che i territori reclamati dalle comunità indigene assorbono almeno 54.546 milioni di tonnellate di CO2, circa quattro volte le emissioni annuali mondiali. Un decimo di questi territori sono pubblici, senza proprietari o con proprietà contestata, col rischio che cadano in mano a industriali o agricoltori intenzionati a distruggere le foreste.
La regione più in pericolo è il Sudamerica, dove il 58% delle emissioni viene dalla deforestazione, più del doppio del tasso globale del 24%. «Oltre a ridurre del 20-30% le emissioni di CO2» spiega Alain Frechette di Rights and Resources, «le foreste forniscono acqua pulita, impollinazione, biodiversità, controllo delle inondazioni e attrazioni turistiche che valgono nei prossimi 20 anni dai 523 miliardi di dollari ai 1.165 in Brasile, dai 54 ai 119 in Bolivia, dai 123 ai 277 in Colombia».
Nonostante siano coloro che tutelano la biodiversità impedendo al pianeta di collassare, i popoli indigeni sono i più vessati dalla sete di materie prime dell’economia globale. Ne ha parlato anche Papa Francesco nella Laudato Si’, l’enciclica dedicata alla cura del creato: «Quando rimangono nei loro territori, sono quelli che meglio se ne prendono cura – scriveva Papa Francesco a proposito degli indios al numero 146 dell’enciclica -. Tuttavia, in diverse parti del mondo, sono oggetto di pressioni affinché abbandonino le loro terre e le lascino libere per progetti estrattivi, agricoli o di allevamento che non prestano attenzione al degrado della natura e della cultura».
Ad oltre un anno dalla pubblicazione dell’enciclica sul creato, sono moltissimi i leader di comunità indigene assassinati in ogni angolo del pianeta per aver tentato di tutelare i propri territori da attività minerarie invasive o l’ultimo fazzoletto di foresta vergine dalla deforestazione. Ne abbiamo parlato più volte su Mondo e Missione, ricordando nomi e volti di persone che hanno lottato per la giustizia e la difesa dell’ambiente e la cui morte violenta, se non fanno parte di grandi gruppi ambientalisti, finisce spesso relegata in poche righe di cronache locali. Sostenerli nelle loro battaglie, dice questo report appena uscito, vuol dire salvare il pianeta e tutti noi.