Per frenare la corruzione e gli interessi criminali il premier Modi ha messo fuorilegge l’80 per cento del denaro circolante. ma a pagarne le conseguenze sono soprattutto i poveri
In questi giorni l’India si dibatte in una crisi monetaria atipica e mai vissuta altrove su questa scala.
La decisione presa l’8 novembre e comunicata dal primo ministro Narendra Modi senza alcun preavviso di ritirare le banconote da 500 e 1.000 rupie – i due tagli più alti – ha di fatto messo fuorilegge l’80 per cento del contante circolante. Conseguenze in parte prevedibili in un Paese dove oltre il 90 per cento delle transazioni quotidiane avvengono in contante, data la scarsa penetrazione delle carte di credito e bancomat, con i risparmi sovente ridotti all’accumulo di mazzi di banconote conservati in casa. È dunque un’economia alimentata dall’equivalente di 360 miliardi di euro in contanti a essere in stallo.
Questo è ancora più vero per i gruppi meno abbienti della popolazione, che stanno anche pagando con un sostanziale dimezzamento dei salari e a volte il mancato pagamento per la scarsità di contante circolante. Centinaia di migliaia di lavoratori emigrati in aree diverse da quelle di origine sono di fatto privati di un salario e con essi le famiglie spesso distanti. Ai cittadini è infatti consentito prelevare o ottenere dalle banche fino a un massimo equivalente a circa 50 euro al giorno, in attesa che vengano stampate a sufficienza le nuove banconote, incluse quelle da 2.000 rupie, un taglio nuovo.
Il numero ridotto di Bancomat in funzione per evitare eccessiva pressione sulla liquidità disponibile nelle casse degli istituti di credito ha accentuato le difficoltà e allungato le code di clienti esasperati. L’oro ha praticamente raddoppiato il proprio valore, dato che chi dispone di ampie quantità del vecchio contante è disposto a pagarlo cifre impensabili fino al 7 novembre.
Il governo ha motivato un provvedimento così drastico e dalle conseguenze tanto profonde (anche in parte impreviste, come ammesso da alcuni responsabili finanziari…) con l’intenzione di bloccare corruzione, accaparramento di valuta e interessi criminali che sfruttavano da un lato l’ampia disponibilità di banconote nei tagli maggiori e dall’altro, la loro relativa facilità di falsificazione. Le nuove banconote da 500 rupie saranno più difficilmente duplicabili e il nuovo formato di 2.000 rupie dovrebbe contribuire a raffreddare l’inflazione.
A questo punto – auspica il governo – gli interessi illeciti o perderanno almeno in parte quanto accumulato oppure saranno costretti a uscire allo scoperto, restituendo molti miliardi di dollari a un sistema legale che si alimenta di tasse pagate solo dal 3 per cento della popolazione, a fronte anche di un’ampia economia di sussistenza, piegata in questi giorni. Un generale reset, insomma, della parte oscura del sistema finanziario ed economico dal risultato generale incerto, ma dalle sicure conseguenze pesanti sulla popolazione, in molti casi addirittura drammatiche.
Le conseguenze si estendono anche al commercio con l’estero, agli investimenti e al turismo. Difficile anche per i visitatori, infatti, avere sufficiente contante per le necessità quotidiane. Come ha sottolineato il primo ministro del Territorio di Delhi, Arvind Kejrival, avversario acerrimo del premier Modi: «C’è caos ovunque. La mossa governativa ha sospeso la vita dei poveri e dei lavoratori, mentre i ricchi che pretendeva di colpire hanno già trovato varchi nelle nuove regole».