Il drammatico «giorno dopo» dei copti al Cairo

Il drammatico «giorno dopo» dei copti al Cairo

Tawadros II ai funerali delle vittime dell’attentato: «Una tragedia non solo per noi ma per tutti in Egitto». Amnesty International: «Il governo egiziano deve dire con chiarezza che gli attacchi contro le minoranze religiose non saranno tollerati»

 

«Ci chiamano Chiesa dei martiri perché fin dall’inizio del cristianesimo la Chiesa dell’Egitto ha offerto i suoi figli come martiri». Sono queste le parole che il papa copto Tawadros II ha rivolto ai fedeli durante i funerali delle vittime dell’attentato che ha colpito al cuore la comunità cristiana del Cairo. «Una tragedia non solo per noi ma per tutti in Egitto», ha commentato durante il rito svoltosi nella chiesa della Vergine Maria e Sant’Atanasio nel quartiere di Sadr City in un clima di forte tensione.

Domenica, nella chiesa parrocchiale di San Pietro e San Paolo nel quartiere cairota di Abbassiya, a poca distanza dalla cattedrale di San Marco, un ordigno di 12 chili era esploso nell’area dedicata alle donne uccidendo 25 persone e ferendone una cinquantina. È ancora ignoto come l’attentatore abbia potuto superare i controlli di sicurezza per posizionare la bomba.

«È incredibile che i fedeli che si recano a pregare possano diventare vittime di una carneficina, proprio nel momento in cui sono più vulnerabili», ha dichiarato il vescovo ortodosso copto d’Inghilterra Angaelos, responsabile della comunicazione per il Regno Unito e l’Europa, in un’intervista alla Bbc. «Sono stati colpiti innocenti, per lo più donne e bambini». Il vescovo copto, in un tweet, ha invitato al perdono che «assicura che i nostri cuori non siano invischiati in una rete di risentimento rabbioso o corrotti da una vendetta odiosa, ci libera e ci rende più forti».

Resta il fatto che le relazioni fra i 13 milioni di egiziani copti e la comunità musulmana sono segnate da cicliche esplosioni di violenza. Eppure i copti rappresentano, per l’Egitto, un prezioso legame con la sua storia antica. Sono i discendenti degli antichi egizi convertiti da San Marco Evangelista intorno al 43 d.C. ad Alessandria, diventando il primo dei loro 118 patriarchi. L’avvento dell’Islam ridusse drasticamente il numero dei cristiani in Egitto, ma nei secoli i rapporti con i musulmani furono tendenzialmente all’insegna della tolleranza.

Con la radicalizzazione dell’Islam a partire dalla seconda metà del Novecento, il 10 per cento della popolazione egiziana di religione cristiana è stata sempre più discriminata e fatta oggetto di violenza. Fra gli attacchi più sanguinosi, c’è il massacro di Kosheh, in un villaggio a 450 km dal Cairo, nato per un litigio fra un commerciante cristiano e un cliente musulmano il 31 dicembre 1999. Due giorni dopo, nella zona, 260 case e negozi di cristiani furono distrutti e 20 persone furono trucidate. Una carneficina senza colpevoli: dodici mesi dopo, 89 indiziati vengono assolti dopo il processo. Una scelta che la dice lunga sul clima di impunità che negli ultimi anni si è affermato in Egitto nei confronti di chi colpisce i cristiani. L’ultimo grave attacco in un luogo di culto risale al Capodanno del 2011 in una chiesa copta di Alessandria (23 morti).

Human Rights Watch ha denunciato che dal 2013 quaranta chiese copte sono state oggetto di aggressioni e attacchi. Un rapporto del 2009 denuncia anche il rapimento sistematico di donne copte, costrette con la forza a convertirsi all’Islam. Il revival del fanatismo islamico è particolarmente lesivo nei confronti della popolazione cristiana femminile, oggetto di attacchi per lo stile di vita, paragonato a quello delle femministe e delle musulmane più liberali.

Il presidente Abdel Fattah Al Sisi ha chiamato il primate della chiesa copta Tawadros II per esprimere le sue condoglianze e ha proclamato tre giorni di lutto nazionale. Un gesto formalmente importante, ma che deve essere seguito da indagini che assicurino i colpevoli alla giustizia. Amnesty International ha preso subito posizione contro quanto è accaduto in Egitto. «Il governo egiziano deve dire con chiarezza che gli attacchi contro le minoranze religiose non saranno tollerati», scrive l’organizzazione, che nel suo sito critica le misure prese per impedire gli attacchi contro i copti definendole «inadeguate». «Nei confronti della violenza settaria», scrive, «non deve esserci la minima tolleranza».