L’Unione europea dona al Niger 610 milioni di euro per contenere l’emigrazione dall’Africa all’Europa. Ma c’è chi solleva dei dubbi sull’approccio e sulla sua efficacia.
Oggi durante il Consiglio europeo a Bruxelles l’Unione europea ha firmato un accordo con il Niger che prevede un fondo a favore del Paese africano: 610 milioni di euro per favorire lo sviluppo economico e contenere l’emigrazione dall’area.
Il Niger è un importante snodo delle rotte migratorie che dall’Africa arrivano al Mediterraneo. E la decisione di oggi va inquadrato negli accordi che l’Unione Europea sta negoziando con alcuni Paesi sahariani e subsahariani con l’obiettivo di gestire i flussi migratori.
Dopo tanti anni di stagnazione della cooperazione con l’Africa i governi europei si sono resi conto che gli effetti della mancanza di sviluppo non si possono contenere al di sotto del Sahara. Ma c’è chi ha sollevato dubbi sull’approccio che prevede aiuti ai Paesi africani in cambio del contenimento dei flussi migratori.
Mercoledì scorso Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue per la politica estera, ha affermato che i negoziati e i patti con i Paesi africani «stanno dando risultati positivi e sono stati concordati importanti mattoni per costruire una nuova cooperazione per la gestione delle migrazioni», evidenziando come in Niger si sia registrata negli ultimi mesi una forte riduzione nel numero dei giovani in transito verso la Libia e il Mediterraneo. Si sarebbe passati, in particolare, dai 70 mila di maggio ai circa 1500 di novembre.
Ma lo stesso report dell’Organizzazione mondiale delle migrazioni che documenta il calo dei migranti in transito dal Niger suggerisce che i migranti stanno evitando le grandi città e i punti chiave di transito «per paura di incorrere nella repressione», il che solleva dubbi sulla descrizione fatta dall’Unione europea della cooperazione con il Niger come una «storia di successo».
A sollevare dubbi e perplessità sono stati anche alcuni parlamentari europei, fra cui l’olandese Judith Sargentini, che ha detto che il crollo del numero dei migranti in transito dal Niger è «quanto meno opinabile» e può implicare nuovi pericoli per i migranti. «Il supporto da parte dell’Unione europea al Niger per mettere guardie al confine ha reso il traffico di migranti ancora più vantaggioso: i trafficanti hanno aumentato le tariffe a causa della maggiore sorveglianza dei confini». Secondo la parlamentare si è puntato tutto sul controllo del territorio e sulla repressione mentre «le proposte di corridoi legali per i rifugiati e i migranti economici sono state accantonate». Per tutti questi motivi il meccanismo degli aiuti in cambio del contenimento dei flussi migratori «è un approccio fallimentare». I conti, secondo molti osservatori non tornano. Molte più persone sono morte attraverso il Mediterraneo quest’anno rispetto al 2015, «se quindi l’Unione europea ha davvero ridotto drasticamente i migranti che transitano dal Niger, dove sono ora queste persone?» si chiede la Sargentini, che è anche membro del comitato per lo sviluppo del Parlamento Ue.
Secondo alcuni esperti citati dal Guardian, i trafficanti avrebbero semplicemente dirottato i migranti verso altre rotte, per esempio quelle che passano attraverso il Mali, evitando così i controlli.
La politica aiuti in cambio del contenimento dei flussi migratori è quanto meno di corto respiro, tanto più se i fondi per realizzarla sono stati stornati dall’aiuto allo sviluppo. A sollevare questo ulteriore dubbio sono alcune organizzazioni non governative e parlamentari europei, che hanno sottolineato che non è chiaro quanti dei due miliardi e mezzo di dollari stanziati per il fondo Africa Trust con l’obiettivo di frenare i flussi migratori provengano da budget della cooperazione internazionale già esistenti.