Paffute e fiere di esserlo: la girlband «curvy» scuote il Giappone

Paffute e fiere di esserlo: la girlband «curvy» scuote il Giappone

A due anni dal debutto la girlband Pottya sta riscuotendo un grande successo in Giappone. Nel Paese col più basso tasso di obesità al mondo dove essere sovrappeso è però motivo di discriminazione sociale, le cantanti hanno deciso di combattere gli stereotipi dal palco

 

Strette in quattro vestitini identici taglia XL, saltano con i microfoni in mano e ballano sciolte sul palco dal quale fra pochi minuti ringrazieranno i fan che le acclamano. Basta guardare un loro concerto per capire che alle «Pottya», che nello slang giapponese significa letteralmente «paffutelle», non passa nemmeno per la testa di vergognarsi dei propri chili di troppo. Anzi, viso pieno e forme ben in evidenza sono proprio il segno distintivo della band tutta al femminile che sta facendo parlare di sé in Giappone.

Nata a inizio 2015 e inizialmente derisa da critici e opinione pubblica, ad appena due anni dal debutto ma con già due album e una serie di concerti alle spalle, le ragazze in sovrappeso della girlband Pottya si sono guadagnate il favore dei giapponesi diventando veri e propri idoli per migliaia di ragazzine. Attenzione, però perché l’ascesa delle quattro (inizialmente cinque) cantanti non è una semplice notizia di costume e l’operazione che hanno tentato affatto banale.

Nonostante il Giappone possa vantare il più basso tasso di obesità femminile del mondo, nel Paese sta crescendo il numero di donne che seguono diete dimagranti e di ragazze sottopeso. Alcuni studi internazionali recentemente hanno avvertito che, sebbene la tendenza sia già nota dagli anni Ottanta, proprio in questi anni le giovani nipponiche a rischio anoressia e affette da disturbi alimentari si stanno moltiplicando.

La forma fisica è infatti una vera ossessione per le donne giapponesi che, anche se sono per natura magre (grazie alla dieta tipica ricca di vitamine, cibi a basse calorie, pesce azzurro e verdure), sognano di essere sempre più filiformi per rispetto di una cultura che stigmatizza la ciccia. Nel 2008 venne varata una legge che impone alle donne tra i 40 e i 75 anni di mantenersi entro certe misure; mentre sui media nazionali le persone oversize sono abitualmente apostrofate come «debu» o «fatso», appellativi poco lusinghieri equivalenti al dispregiativo «ciccione».

In questo quadro la girlband Pottya – formata da ragazze che pesano tra i 63 e gli 83 chili, cioè in media ben 26 chili al di sopra di una giovane donna giapponese tipo – stona ancora di più, sebbene l’organico del gruppo sia sì più robusto della media delle proprie connazionali ma non particolarmente in carne rispetto agli standard di altri Paesi occidentali.

Salendo sul palco insieme, le giovani «curvy» vogliono denunciare questi stereotipi e scuotere le coscienze. Grazie al loro successo e attraverso la propria visibilità, le cantanti mandano poi un messaggio positivo alle persone in sovrappeso, regalando loro coraggio e speranza. Non è un caso che tra i loro ammiratori (ragazze ma anche ragazzi), molti hanno alle spalle storie di bullismo e di maltrattamenti legati al loro aspetto fisico.

«Sì, pesiamo molto – ammettono le quattro cantanti – ma vogliamo usare la nostra immagine per scuotere il mondo. In Giappone si crede che essere paffutelli sia segno di pigrizia o mancanza di autodisciplina ma noi siamo diventate famose proprio con l’intento di cambiare questa idea: se ci vedono lavorare sodo per realizzare i nostri sogni, allora dimostriamo che anche le persone sovrappeso sanno darsi da fare per ottenere quel che vogliono».