Cinquantadue morti ufficiali (ma si teme siano molti di più). Frutto solo di un “tragico errore” nella guerra a Boko Haram? Alcune coordinate importanti per una lettura non solo emotiva della notizia sugli sfollati interni morti in un bombardamento dell’aviazione nigeriana
Un campo profughi bombardato “per errore” da un aereo dell’aviazione nigeriana. Con un bilancio ufficiale già pesante di 52 morti tra profughi e personale delle agenzie internazionali che si stavano prendendo cura di loro. E in più il sospetto che, in realtà, le proporzioni della tragedia siano ancora più grandi.
Ci voleva un fatto del genere per portare almeno per un’istante l’attenzione dei media del mondo sulla situazione dello Stato di Borno, il più martoriato dalle violenze dei terroristi di Boko Haram nel nord-est della Nigeria. Ma – come al solito – il rischio di indignarsi solo per un momento e poi tornare a dimenticare questo angolo del mondo è molto forte. Ecco allora qualche coordinata per capire il contesto di questo massacro.
1. Chi è stato colpito?
Il bombardamento “accidentale” ha colpito il campo per sfollati di Rann, il maggiore centro abitato del distretto di Kala-Balge, al confine con il Camerun. Non si tratta di un piccolo insediamento spontaneo: secondo le notizie diffuse dalla Croce Rossa (che insieme a Medici Senza Frontiere ha avuto propri operatori tra le vittime) in quell’area vivono da tempo ben 25.000 sfollati.
2. Quanti sono gli sfollati interni nello Stato di Borno?
I dati più recenti diffusi la scorsa settimana dall’Ocha – l’ufficio dell’Onu per le emergenze umanitarie – dicono che sono 1.370.000 gli sfollati interni che vivono nello Stato di Borno (a fronte di 6 milioni di abitanti). Estendendo poi lo sguardo all’intero bacino del lago Ciad – che comprende territori anche del Camerun, del Niger e del Ciad – il numero delle persone che hanno lasciato le loro case a causa della violenza e censiti come sfollati interni sale a circa 2 milioni e mezzo. Sulle condizioni in cui si vive in quest’area del mondo leggi questo articolo pubblicato recentemente da Mondo e Missione .
3. Come avviene la guerra contro Boko Haram?
Il governo nigeriano vanta di aver conseguito grandi successi attraverso l’Operazione Lafiya Dole. Ma è una guerra che ha come teatro un contesto nel quale la presenza di centinaia di migliaia di sfollati rende il coinvolgimento delle popolazioni civili molto più che una semplice fatalità. E che nasconde enormi interessi militari, politici e di potere. Nonché economici. In quello che è uno dei Paesi più corrotti al mondo, un numero significativo di governatori, militari, banchieri e dirigenti di impresa è sotto processo per aver intascato illecitamente – con il pretesto della lotta contro Boko Haram – quasi 7 miliardi dollari.
4. Qual è oggi la situazione nello Stato di Borno?
Nonostante i proclami, Boko Haram è tutt’altro che sconfitto. Ancora lunedì 16 gennaio l’Università di Maiduguri – capitale dello Stato di Borno – è stata colpita da un attentato suicida messo in atto con la terribilità modalità delle bambine costrette a farsi esplodere: quattro persone sono rimaste uccise e altri quindici ferite. Si calcola che dal 2009 a oggi in Nigeria siano oltre 15 mila le persone che hanno perso la vita a causa del conflitto con Boko Haram.
5. In un contesto del genere è così strano che il 21% dei profughi sbarcati in Italia nel 2016 siano nigeriani?
Quest’ultima domanda è ovviamente retorica. Secondo i dati ufficiali dell’Unhcr – diffusi nei giorni scorsi – nell’arco del 2016 sono stati circa 181.000 i migranti sbarcati sulle coste italiane. E secondo questi stessi dati il 21% (oltre 36 mila) provenivano dalla Nigeria. Partiti da un Paese dove in un campo profughi può capitare di ritrovarsi sotto un bombardamento aereo. E, intanto, qui in Italia – anche in questi giorni – ci sono politici che invocano il blocco navale nel Mediterraneo.