Diffuso nella festa di Pentecoste il messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2017. Al centro un forte invito ad andare oltre l’autoreferenzialità
Punta sui giovani il messaggio del Papa per la 91.ma Giornata Missionaria Mondiale, che si celebra domenica 22 ottobre 2017, e reso pubblico oggi nella festa di Pentecoste. Francesco pensa già alla prossima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si celebrerà nel 2018 sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale ”. “Che bello – scrive – che i giovani siano ‘viandanti della fede’, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!”. Questo perché – è il tema e il titolo del messaggio del Papa – “la missione è al cuore della fede cristiana”. Essa non è un’ideologia o un’etica sublime, bensì come aveva scritto Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est (n.1), “l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”.
Francesco insiste sulla “trasformazione” che il messaggio evangelico produce attraverso la forza della risurrezione di Cristo e la testimonianza personale. E cita esempi concreti del Sud Sudan e dell’Uganda, casi di riconciliazione e di rispetto reciproco solo in forza della fede cristiana. Sono pochi esempi positivi, sembra dire Francesco, di fronte al persistere – dice, chiamando il male per nome – di chiusure, conflitti, razzismo e tribalismo. La missione quindi deve sconfiggere la tentazione di autoreferenzialità della Chiesa e mantenerla sempre sulla breccia, alla periferia, in frontiera, dove lo spirito naturalmente la conduce.
Papa Francesco aveva già avuto modo sabato scorso, prima della consegna del messaggio per la Giornata missionaria mondiale, di esprimere un pensiero, diciamo pure severo, ricevendo i partecipanti all’Assemblea generale delle Pontificie opere missionarie “molto spesso ridotte – aveva detto appunto – a un’organizzazione che raccoglie e distribuisce, a nome del Papa, aiuti economici per le Chiese più bisognose”. Ma aveva anche aggiunto: “So che state cercando vie nuove, modalità più adeguate, più ecclesiali per svolgere il vostro servizio alla missione universale della Chiesa”. E per accompagnare questo sforzo ha accolto la proposta, già resa nota, “di indire un tempo straordinario di preghiera e riflessione sulla missio ad gentes. Chiederò a tutta la Chiesa di dedicare il mese di ottobre dell’anno 2019 a questa finalità, perché in quell’anno celebreremo il centenario della Lettera Apostolica Maximum illud , del Papa Benedetto XV. In questo importantissimo documento del suo Magistero sulla missione, il Papa ricorda quanto sia necessaria, all’efficacia dell’apostolato, la santità della vita; raccomanda, pertanto, una sempre più forte unione con Cristo e un coinvolgimento più convinto e gioioso nella sua divina passione di annunciare il Vangelo a tutti, amando e usando misericordia verso tutti… “Chi predica Dio, sia uomo di Dio”, esortava Benedetto XV” (Maximum illud , 30 nov. 1919, n. 449).
Non sfugge certo al Papa la forte e improvvisa diminuzione di missionari dalle Chiese occidentali nei primi due decenni del ventesimo secolo. Ma Francesco dice anche che la Chiesa deve anzitutto evangelizzare se stessa per potere andare agli altri. La missione è al cuore della fede cristiana. Certamente. Ma è anche col cuore gonfio di amore e dedizione che si può tornare ad incidere con la testimonianza e l’annuncio. Forse che negli ultimi decenni non si è concesso fin troppo alla discussione, a volte alle divisioni, ad una certa razionalizzazione dell’impegno missionario, al cosiddetto aggiornamento e quindi ad una strategia essenzialmente referenziale, che ha messo al centro noi stessi invece degli altri a cui andare e dedicare la vita? La domanda merita una riflessione e poi una risposta in vista dell’appuntamento universale dell’ottobre 2019.