BAMBARAM
Il compito di portare l’acqua a casa, attingendola dal pozzo, spetta alle donne in molti Paesi dell’Africa
La ricerca dell’acqua è un compito gravoso che incombe su milioni di donne in tutte le regioni del mondo. Nell’emisfero Sud, le donne passano gran parte del loro tempo in cammino verso i pozzi per portare a casa, per la loro famiglia, tra i quaranta e sessanta litri d’acqua al giorno. Passano molte ore in fila davanti ai pozzi e, nel periodo secco, vi si recano spesso durante la notte, nella speranza di trovare delle file d’attesa meno lunghe.
In Guinea Bissau, attingere acqua è uno dei lavori tipicamente femminili: per tradizione è la donna che va alla fonte.
Salí Mane ha undici anni e vive in un villaggio. Ogni mattina, prima di andare a scuola, si reca al pozzo piú vicino del villaggio per prendere l’acqua per tutta la sua famiglia.
L’acqua in Guinea è rara e dunque preziosa. Durante il periodo secco, donne e bambini sono allora costretti a percorrere lunghi tragitti per procurarsi l’acqua. È un lavoro faticoso: i pozzi sono profondi, occorre forza per attingere e, una volta pieni, i recipienti di plastica sono molto pesanti da caricare in testa.
Salí conosce bene l’importanza di quell’acqua e fa di tutto per non perderne nemmeno una goccia. L’acqua verrà utilizzata per diversi usi durante la giornata: per l’igiene personale e per dissetarsi, per cucinare, lavare le stoviglie, innaffiare le piante… L’uso dell’acqua viene gestito con parsimonia nei luoghi dove mancano
i rubinetti! L’acqua è un bene primario, determinante per la sopravvivenza. L’accesso a questa preziosa risorsa è un diritto, che però in molti Paesi è negato. Le cifre dell’Onu parlano di mille bambini al giorno che muoiono a causa di malattie collegate alla scarsa qualità dell’acqua: infezioni, malattie diarroiche, tifo, amebiasi e altre. Molte famiglie, soprattutto nelle aree rurali, non hanno l’acqua corrente nella propria abitazione, un pozzo in cortile, un serbatoio o una fontana nelle vicinanze. Per procurarsi l’acqua bisogna trasportarla da lontano, in alcuni casi con più viaggi.
Per molte persone, in Guinea Bissau, l’acqua potabile è ancora un sogno. A casa nostra, per esempio, abbiamo dei filtri, ma la maggior parte della gente beve acqua non filtrata. Il Paese è povero d’acqua dolce: nonostante i fiumi siano numerosi, per la maggior parte sono salmastri. Nei villaggi, l’unica possibilità di avere dell’acqua dolce da bere e per uso domestico è di sottrarla alla terra scavando dei pozzi tradizionali, vere e proprie buche superficiali nel terreno.
Migliorare l’accesso all’acqua è sicuramene una priorità in questo Paese. Se fosse disponibile e potabile, il rischio di malattie diminuirebbe in modo drastico.
Le donne, inoltre, potrebbero praticare l’orticoltura, migliorando l’alimentazione della propria famiglia e producendo un reddito aggiuntivo.
In città alcune famiglie hanno già l’acqua in casa ma sono la minoranza, altre invece vanno ancora al pozzo: non è strano vedere donne con il recipiente dell’acqua in testa in mezzo al traffico urbano.