Centocinquant’anni in centocinquanta pagine. Le sfide di ieri e di oggi del Pime in Cina nel nuovo volume di padre Sergio Ticozzi
Si intitola “Sfide passate e presenti” il libro di padre Sergio Ticozzi, presentato lo scorso 24 maggio – Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina – in occasione del simposio organizzato da AsiaNews all’Urbaniana di Roma su: “Cina, la croce è rossa”. I protagonisti sono 263 missionari del Pime che hanno vissuto nel Centro-nord del Paese, nelle due province di Henan e di Shaanxi.
La presenza del Pime in Henan inizia nel 1870, con tre missionari del seminario delle Missioni estere di Milano (poi confluito nel Pime) guidati da Simeone Volonteri, già attivo a Hong Kong, un “campione” dell’evangelizzazione e un importante cartografo. L’inizio è strepitoso: in soli dodici anni i pochi missionari milanesi raddoppiano il numero dei fedeli, fondano scuole, aprono seminari, soccorrono i poveri e chiamano religiose dall’Italia a prendersi cura delle donne e dei bambini. Le forze erano sempre inadeguate alle necessità, ma l’entusiasmo dei giovani missionari, trasmesso anche dalle loro lettere, era contagioso. Un entusiasmo e una generosità in mezzo a situazioni spesso drammatiche, con frequenti carestie, inondazioni, brigantaggio, attacchi e guerre civili. A soffrirne era sempre la popolazione, in particolare le donne e i bambini, verso i quali i missionari stranieri erano praticamente gli unici a mostrare una specifica attenzione.
La descrizione delle sofferenze patite dalla gente impressiona. La provincia di Henan è attraversata dal Fiume Giallo, le cui inondazioni devastano la vita di centinaia di migliaia di contadini. Estremamente drammatica è, in particolare, quella provocata dalle autorità nazionaliste per contrastare l’avanzata giapponese, il 13 e 14 giugno 1938. L’inondazione distrugge la città di Kaifeng e le zone limitrofe, seminando sofferenza e morte (almeno mezzo milione di vittime, milioni di senzatetto), e disperdendo numerose “cristianità” fondate dai missionari.
Colpisce che sia proprio l’esercizio della carità a far avanzare l’evangelizzazione. Molti si convertono commossi dal soccorso ricevuto. È una lezione che vale sempre nella Chiesa, anche oggi: ciò che porta le persone alla fede in Gesù è la testimonianza dell’amore. Certo, i missionari si rendono conto che le motivazioni di alcune adesioni alla Chiesa non sono del tutto disinteressate, ma spesso si affinano con la vita e la pratica cristiana e da qui nascono anche vocazioni e provengono martiri. Questi ultimi sono numerosi, sia tra i fedeli che tra i sacerdoti cinesi e i missionari. Il Pime conta sei martiri in Henan e uno nello Shaanxi, il santo Alberico Crescitelli ucciso nel 1900.
Una caratteristica notevole del libro è che l’autore non fa terminare la narrazione con l’avvento del comunismo e l’espulsione dei missionari. L’ultimo, fratel Raffaele Comotti, lascia la missione di Nanyang il 31 maggio 1954. Il giorno precedente era stato espulso padre Severino Ferrè, condannato a sei anni di carcere per aver dato una giacca a un povero soldato.
Il libro mette in evidenza una continuità nella vita delle “cristianità” fondate dal Pime che non deve essere sottovalutata o taciuta. L’esperienza cristiana, nel travaglio di una persecuzione terribile, continua anche dopo l’arresto, l’imprigionamento, il processo e l’espulsione dei missionari. La sorte dei preti e fedeli cinesi è, se possibile, ancora più dolorosa di quella dei missionari. La loro detenzione e la loro umiliazione sono spesso più lunghe e devastanti. Molti sono obbligati a confessare la fede di fronte ai tribunali del popolo, nelle carceri e nei campi di lavoro; alcuni sono chiamati al martirio. Le loro sofferenze sono descritte in modo piano, senza enfasi. Sono i fatti stessi che raccontano con quanta violenza e odio il regime comunista abbia colpito i cristiani. Ma anche come la stragrande maggioranza delle comunità cattoliche dell’Henan abbia tentato di resistere all’imposizione della separazione della Chiesa dal Papa e al controllo dell’Associazione patriottica.
Dopo gli anni bui delle campagne politiche, si apre una nuova stagione, quella della “politica della libertà di fede religiosa”, inaugurata da Deng Xiaoping. Non mancano ombre, divisioni e sofferenze. Ma ci sono anche segni di speranza: la vita delle comunità cattoliche si rianima, seminari e conventi riaprono, ci sono giovani preti e nuove conversioni.
Anche i missionari del Pime riprendono contatto con le loro antiche comunità. Nel contesto delle libertà concesse dalle autorità, si realizzano visite e permanenze in Cina, all’insegna dell’amicizia, dello studio e della carità.
Da buon storico, Ticozzi non manca di rilevare anche limiti e difetti della missione cattolica, che hanno riguardato, almeno in parte, anche i missionari del Pime. L’affidamento della guida delle Chiese al clero locale e l’inculturazione sono stati attuati con grave ritardo. Ciò è dovuto a contraddizioni all’interno del mondo missionario e persino della Santa Sede. Un capitolo controverso riguarda l’influenza del nazionalismo sui missionari e il rapporto tra missione e imperialismo.
Dagli anni Ottanta del secolo scorso, alcuni membri del Pime, da Hong Kong, Taiwan e dall’Italia, hanno ripreso i contatti con le “vecchie missioni”, dopo quasi quarant’anni di assenza, e visitato i luoghi da loro evangelizzati, constatando con consolazione e stupore la straordinaria fedeltà di quelle comunità cattoliche. E mentre tanti osservatori “politicizzati”, ammiratori della rivoluzione culturale, avevano dichiarato la fine di tutte le religioni e, in particolare, del cattolicesimo in Cina, le comunità cattoliche, anche quelle evangelizzate dal Pime, avevano resistito e stavano sperimentando una nuova stagione di crescita.
Furono almeno una ventina i membri del Pime che si dedicarono alla studio della situazione e ai contatti con le “antiche missioni”, non per tornare al passato, ma per sostenere fratelli e sorelle nello sforzo di rialzarsi. L’infaticabile padre Angelo Lazzarotto – uomo di dialogo e dai mille contatti – e padre Giancarlo Politi – già direttore di AsiaNews e Mondo e Missione, nonché formidabile raccoglitore di notizie circa la situazione dei vescovi e delle Chiese – sono due dei missionari dell’Istituto che si sono dedicati generosamente alla causa della Cina e al ristabilimento dei contatti con le comunità dell’Henan e dello Shaanxi.
Da qualche anno, poi, la regione Pime di Hong Kong ha aggiunto “Cina” al suo nome. Questo per testimoniare il forte impegno in quel Paese, una delle missioni assolutamente in cima alla sua gerarchia missionaria. L’interesse del Pime, dunque, è quanto mai vivo e attuale e si esprime in molti modi, sulla scia del grande lavoro svolto in oltre 150 anni, come ci ricorda il volume di padre Ticozzi, che può essere richiesto ad AsiaNews (desk@asianews.it).