Rodolfo e il lato oscuro dell’oro

FRONTIERA OIAPOQUE
L’odissea di uomo che sognava solo una vita migliore. E dopo trent’anni tra sfruttamento, rapine e la strada ritrova la sua famiglia

 

Quella che sto per raccontarvi è una storia fuori dal comune, cominciata trent’anni fa, quella di Rodolfo Ventimiglia. Proveniente da una famiglia povera di Belém, sogna, come tanti altri, una vita migliore e parte per la Guiana francese, un territorio d’Oltremare della Francia in Sudamerica. Molti brasiliani ne sono attratti, sperando di arricchirsi. Rodolfo trova lavoro fra i cercatori d’oro. Ma le condizioni sono dure: per sé può tenere solo il 30% del minerale raccolto, il resto deve darlo a chi gli ha fornito il macchinario per l’estrazione.

Con molto sforzo riesce a risparmiare qualcosa, ma viene derubato quattro volte. Prende più volte la malaria e impara a sue spese che il posto dove si trova non è il paradiso, perché nella Guiana si soffre la povertà come in Brasile e la vita è più rischiosa. Ormai non ha scelta e nemmeno soldi per ritornare. Da tempo non ha notizie della sua famiglia e non sa come comunicare con loro. Dopo una serie di traversie, è arrestato per immigrazione clandestina e accompagnato alla frontiera del Brasile. Arrivato nella città di Oiapoque nell’estremo Nord del Brasile, si accorge di essere straniero quanto nella Guiana. I soldi finiscono e vive sulla strada. Disperato, cerca aiuto nella Chiesa e viene accolto da una coppia, i signori Nonato e Augusta, della comunità di san Raimundo Nonato. Racconta la sua storia a Ruth, una missionaria laica che, insieme a due religiose – attraverso l’associazione “Buon Samaritano”- assiste i migranti e chi vive ai margini della società. Ruth riesce a rintracciare la sua famiglia d’origine. Il padre di Rodolfo arriva alcuni giorni dopo e può riabbracciare il figlio che pensava morto. Per tutta la comunità è stato un momento di grande festa. La fede in Gesù  fa nascere la solidarietà e la forza della comunità produce miracoli.