Il 19 novembre si celebra la Giornata mondiale dei poveri per la prima volta. Le Missionarie dell’Immacolata raccontano gli insegnamenti che ricevono dagli umili nelle favelas di San Paolo.
«Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità». è una delle lezioni fondamentali che il popolo brasiliano insegna a noi missionarie, se la vogliamo imparare. I nostri docenti sono i mendicanti che a San Paolo stazionano sui marciapiedi delle fermate della metropolitana o nella piazza della cattedrale, e soprattutto le persone umili, semplici e povere delle comunità cristiane in cui operiamo.
Vila Missionaria è un quartiere alla periferia di San Paolo. Qui i missionari del Pime si stabilirono a partire dal 1961, cominciando ad accogliere famiglie di immigrati provenienti dallo Stato del Minas Gerais, dal Pernambuco e da altri Stati del Nord-est del Brasile.
Noi Missionarie dell’Immacolata siamo presenti dal 1967. Ci dedichiamo ai poveri, alla formazione biblica e catechetica dei responsabili delle comunità, alla pastorale della salute e all’animazione missionaria di bambini, adolescenti e adulti. Siamo un gruppo di cinque suore: tre brasiliane, un’indiana e un’italiana. Un’internazionalità che evidenzia la creatività dell’amore di Dio, che rompe barriere e muri per costruire ogni giorno ponti di dialogo, comprensione reciproca, perdono e rispetto. Il nostro essere diverse ci permette di farci presenti con maggiore prossimità: ciascuna secondo la propria cultura, età e doti, come le dita di una mano che si stende per accarezzare il corpo ferito della nostra gente.
Sono tante le piaghe sociali e familiari che sfigurano i volti dei nostri fratelli di Vila Missionaria: droga e alcol, violenza, disgregazione familiare, mancanza di lavoro, emergenza sanitaria, abbandono degli anziani, mancanza di infrastrutture e abitazioni dignitose.
Suor Izabel Patuzzo ha iniziato da maggio di quest’anno una nuova presenza in una delle favelas di Vila Missionaria, Nossa Senhora da Paz, appartenente alla parrocchia di Santa Clara, che accoglie numerose famiglie estremamente bisognose e totalmente dimenticate dall’amministrazione pubblica.
Dinanzi al tragico scenario di numerosi bambini e adolescenti abbandonati per le viuzze della favela, in pericolo a causa del controllo sul territorio esercitato dal narcotraffico, suor Izabel ha avviato una piccola iniziativa insieme ad alcuni responsabili della comunità cattolica, proponendo attività socioeducative a un gruppo di circa quaranta bambini e adolescenti per tre giorni alla settimana. Andando incontro alla situazione di vulnerabilità di questi ragazzi, la comunità ha steso una mano in un gesto di solidarietà e condivisione, organizzando laboratori di artigianato, lezioni di inglese e di danza.
Una comunità povera e marginalizzata ha rivelato la sua ricchezza e generosità, donando a partire dalla propria povertà. L’iniziativa, infatti, è portata avanti da persone povere, che si mettono a disposizione alcune ore, dopo il lavoro, affinché bambini e adolescenti possano crescere in un ambiente sano, gioioso e protetto dai rischi della strada. Le lezioni di danza, per esempio, sono proposte da un giovane della comunità, João Victor, che, dopo essere stato accolto per diversi anni in un progetto sociale della parrocchia, ha sentito il grande desiderio di condividere i suoi talenti con questi bambini e adolescenti della sua comunità. Alla base di questa attività c’è un gruppo di donne che crede nel protagonismo di ragazzi, bisognosi solo di un’opportunità per sviluppare le proprie potenzialità. Sono queste donne che, con il loro lavoro totalmente gratuito, preparano l’ambiente con cura e creatività, servono una merenda e si prendono cura dell’ordine e della pulizia del centro comunitario. Tutto questo è molto poco se confrontato con le enormi necessità del quartiere: è come il gesto della povera vedova che lancia la sua moneta nel tesoro del tempio, o come il minuscolo grano di senape nel vasto campo, ma è davvero tutto quello che la comunità può offrire in questo momento, ed è l’inizio di un processo di trasformazione.
La partecipazione gioiosa e entusiasta di questi bambini e adolescenti ci aiuta a intravvedere all’orizzonte un futuro di speranza e cittadinanza responsabile, in cui altre persone, contagiate da questo esempio di condivisione, possano mettere a disposizione tempo, talenti e conoscenze per prendersi cura del proprio quartiere.
Suor Jyothi Sathianapalli fa parte della comunità di Vila Missionaria ormai da sei anni. Specializzata in terapie riabilitative complementari come la massoterapia, dedica parte del suo tempo ad alleviare i dolori del corpo di molte persone. Un desiderio nato in lei in modo decisivo otto anni fa, mentre stava soffrendo per la riabilitazione dopo un’operazione al ginocchio. «Da quel momento ho sentito il bisogno di alleviare il dolore degli altri – spiega -. Negli anni che sono seguiti non ho mai perso di vista questo intento e oggi sono sempre più appassionata di questo lavoro. Attraverso i massaggi, ho scoperto che le persone non soffrono solo fisicamente, ma soprattutto interiormente. Per questo ho completato la mia preparazione in massoterapia e ho frequentato un corso per apprendere l’utilizzo dei Fiori di Bach, che mi dà la possibilità di curare anche l’aspetto emotivo della persona. Mentre svolgo quest’attività, s’instaura un rapporto di dialogo, ascolto, condivisione, amicizia, preghiera, che provoca una trasformazione nei malati. Molti arrivano piangendo per il dolore e se ne vanno sorridendo, alleggeriti nelle proprie fatiche fisiche e interiori».
È da un anno che conosco Lucinete, una donna immigrata dal Nord-est che appartiene alla nostra comunità cristiana e che abita nella via poco più in basso della nostra. Quando riesco a fuggire dal ritmo spesso incalzante delle attività, corro a visitarla per ritemprarmi lo spirito. Scherzando, la chiamo la mia “musa ispiratrice”, perché in lei ritrovo il Cristo povero che ho scelto di seguire. Donna Lucinete non ha una vita semplice, né tranquilla: lavora come domestica, e quando rientra in casa si prende cura del papà, immobilizzato in un letto ormai da più di dieci anni a causa di un’artrite deformante. Spesso l’ascolto sfogarsi delle preoccupazioni per i debiti da pagare, generalmente contratti dai figli, o per le bollette della luce e dell’acqua che si accumulano. Ha desiderato con tutta se stessa un piccolo altare alla Madonna Aparecida in una nicchia scavata nella parete della sala. Lì lei porta tutte le sue lotte e fatiche quotidiane, con l’umiltà e fiducia dei poveri delle beatitudini, ai quali appartiene il Regno dei cieli. L’ascolto raccontarmi delle innumerevoli volte che riconosce la mano di Dio venire in suo aiuto, mentre una gioia semplice brilla nei suoi occhi. Ha un cuore grande, sempre pronto a lasciarsi coinvolgere in qualche iniziativa a favore di chi ha più bisogno di lei. Stando insieme a Lucinete imparo la sapienza popolare di coloro che hanno lasciato la propria terra in cerca di un futuro migliore, vivendo di stenti, passando attraverso umiliazioni e soprusi, ma non perdendo quella dignità profonda che è pegno ed eredità dei figli di Dio.
Alla scuola della teologia della liberazione e della pedagogia dell’oppresso, ho imparato, in questa terra benedetta ma così lacerata dai contrasti sociali, che i poveri non sono soltanto oggetto della nostra solidarietà, ma soggetto della propria e altrui trasformazione.
Durante il mio percorso come missionaria, ho avuto la grazia di incontrare discepoli della lettura popolare della Bibbia, che mi hanno insegnato a coniugare la vita con la fede alla luce della Parola di Dio. Sono profondamente convinta che, accanto all’impegno di condivisione con i più bisognosi di Vila Missionaria, formare le coscienze attraverso corsi e circoli biblici è il servizio ai poveri che Dio mi chiama a vivere qui e ora.
Nei gruppi familiari serali presenti nei 14 settori in cui è divisa la parrocchia San Francesco Saverio, le famiglie si riuniscono intorno alla Parola di Dio condividendo problemi, ansie, speranze, angosce e cercando cammini e forza per lottare per i propri diritti. In questi gruppi si impara che la storia biblica custodisce un messaggio di libertà e salvezza soprattutto per gli ultimi della storia, e che il Dio della Vita cammina con loro.