Di fronte ai conflitti in corso, anche Papa Francesco ha esortato all’applicazione delle norme che limitano gli effetti delle guerre e proteggono le vittime: «I civili non sono danni collaterali». Ma che cos’è il diritto umanitario?
Che cos’è il diritto internazionale umanitario?
È l’insieme di norme e convenzioni volte a limitare gli effetti dei conflitti armati e a proteggere le vittime, cioè le persone che non prendono (o non prendono più) parte alle ostilità. È applicabile a ogni tipo di guerra, internazionale o no, indipendentemente dalla legittimazione e dalle ragioni del ricorso alla forza. Nel suo discorso agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, lo scorso 8 gennaio, Papa Francesco, parlando dei conflitti in corso nel mondo, ha richiamato a un «maggiore impegno della Comunità internazionale per la salvaguardia e l’implementazione del diritto umanitario» come «unica via per la tutela della dignità umana».
Quali sono le fonti del diritto umanitario?
La base fondamentale è costituita dalla prima Convenzione di Ginevra del 1864 e dalle sue evoluzioni nelle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 sulla protezione di feriti, malati, prigionieri di guerra e civili (con due Protocolli aggiuntivi del 1977 e un terzo del 2005). La Convenzione dell’Aja del 1907, quella sul divieto o la limitazione dell’impiego di talune armi classiche del 1980 (e relativi Protocolli) e quella di Ottawa del 1997 sull’eliminazione delle mine antipersona disciplinano le modalità e i mezzi della guerra. Tra le norme internazionali figura anche la Convenzione dell’Aja per la protezione dei Beni culturali, del 1954.
Che cosa si intende per crimini di guerra?
Le violazioni gravi del diritto internazionale umanitario sono considerate crimini di guerra. Si tratta in particolare di tortura e trattamenti inumani di prigionieri, stupro, attacchi alla popolazione civile, deportazione illegale di civili, presa di ostaggi, impiego di bambini soldato. In caso di gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra, ogni Stato è tenuto a perseguire penalmente, o estradare, o deferire a una corte penale internazionale i presunti colpevoli. Ma oggi – ha osservato il Papa nel suo discorso al corpo diplomatico – «sembra non essere osservato più il discernimento tra obiettivi militari e civili e non c’è conflitto che non finisca per colpire la popolazione civile», come dimostrano «gli avvenimenti in Ucraina e a Gaza». Eppure, «anche quando si tratta di esercitare il diritto alla legittima difesa, è indispensabile attenersi ad un uso proporzionato della forza. Forse non ci rendiamo conto che le vittime civili non sono “danni collaterali”». Dal Medio Oriente, al Sudan, al Myanmar e in tutti i conflitti dimenticati.