A settembre le Missionarie dell’Immacolata tengono a Rocca di Papa il loro XII capitolo generale. «Rivediamo le nostre presenze per aprirci con coraggio al nuovo», dice la responsabile dell’istituto suor Antonella Tovaglieri
Insieme da ogni continente per fare il punto del cammino. E soprattutto per discernere a quali sfide nuove oggi sono chiamate. In queste settimane le Missionarie dell’Immacolata – la congregazione femminile che si ispira al carisma del Pime e che conta oggi circa 850 religiose in tutto il mondo – stanno vivendo il loro XII Capitolo generale. Dall’8 al 29 settembre 45 suore, in rappresentanza delle nove province e delle quattro delegazioni dove vivono il proprio ministero, sono riunite a Rocca di Papa (Roma) per l’appuntamento più importante che periodicamente scandisce la vita di ogni istituto religioso.
Si tratta di un momento che la responsabile generale suor Antonella Tovaglieri (foto a fianco) – che insieme alla direzione generale eletta nel precedente capitolo del 2018 ha guidato la vita dell’Istituto in questi sei anni – invita a guardare nel segno del rinnovamento che le Missionarie dell’Immacolata stanno vivendo. «Per la prima volta – spiega – tra le rappresentanti con diritto di voto avremo una suora originaria della Papua Nuova Guinea, insieme a due camerunesi e una della Guinea-Bissau. Oltre, ovviamente, alle suore indiane che sono oggi circa 600 nel nostro Istituto. Al di là delle provenienze, mi sembra significativo che la metà delle capitolari partecipino a questo appuntamento per la prima volta. È il segno di un cambio generazionale che è in corso».
Il tema scelto per il capitolo è “Viviamo il Vangelo come un corpo apostolico, in obbedienza fraterna e reciproca”. «Mettere al centro l’obbedienza – commenta la responsabile generale – non è una scelta comoda. Ma è un passo che si è delineato poco alla volta nel cammino iniziato nello corso capitolo, quando abbiamo rinnovato le nostre costituzioni. L’obbedienza apostolica fa parte del nostro carisma: padre Paolo Manna e le nostre fondatrici Giuseppina Dones e Giuseppina Ridolfi ce l’hanno indicata come il cuore della nostra spiritualità missionaria. Obbedienza al Signore e alla missione. Ma nel cammino di preparazione al capitolo abbiamo riflettuto soprattutto su come viverla oggi come un corpo apostolico, cioè insieme. Perché non dobbiamo guardare all’obbedienza solo come a un processo piramidale, ha anche il volto di una fraternità reciproca. E questo ci colloca nel grande orizzonte della sinodalità, su cui la Chiesa intera sta riflettendo».
L’obbedienza apostolica per una famiglia religiosa – molto concretamente – passa anche attraverso un lavoro di ridisegno della propria presenza nel mondo. «Durante questi sei anni – spiega la superiora delle Missionarie dell’Immacolata – abbiamo chiesto a tutte le province di rivalutare le proprie presenze, attività, opere. Per capire quello che è ancora essenziale per il nostro carisma, ma anche per avere il coraggio di aprirci a qualcosa di nuovo e di sfidante. Partendo dalla metodologia della sostenibilità stiamo mettendo a punto un piano strategico a livello generale. Con l’aiuto anche di alcuni esperti abbiamo elaborato degli orientamenti su cui ci confronteremo al capitolo».
Sfide nuove per una comunità che sta cambiando. «Non è solo una questione di numeri – continua suor Tovaglieri -. Nei prossimi dieci anni un calo ci sarà, perché c’è stata una diminuzione delle vocazioni in India nell’ultimo periodo. Il suo effetto per il momento non sarà, però, grandissimo. La Papua Nuova Guinea, per esempio, ci sta donando nuove consorelle che stiamo destinando in giro per il mondo. Questa nuova situazione ci ha portato, poi, alla scelta di aprire un unico noviziato internazionale a Roma. Ed è un passo che si sta rivelando molto positivo».
L’esperienza è partita nel 2021 e vede attualmente insieme otto novizie provenienti dall’India, dalla Papua Nuova Guinea e dal Bangladesh, più altre sette che a Monza stanno studiando l’italiano in vista di questa esperienza. Alcune altre – una volta superate le difficoltà con i visti – dovrebbero arrivare presto dall’Africa. «È un’esperienza per noi impegnativa, ma molto bella – commenta la responsabile generale -. Arrivano dopo il postulantato: crescere insieme in una comunità internazionale già durante la formazione è un arricchimento importante».
Un volto multiculturale che caratterizza oggi anche la presenza delle Missionarie dell’Immacolata in Italia. «Dal capitolo del 2012 – ricorda suor Antonella – vedendo i cambiamenti del contesto sociale e religioso dell’Italia, abbiamo cominciato a destinare consorelle provenienti da altri Paesi per una missione nella nostra provincia italiana. Anche questo richiede un investimento di energie, perché non è sempre così facile per chi arriva capire che cosa vuol dire fare missione in Italia. Le esperienze più significative in questo senso sono le comunità nate in questi anni a Pioltello, in provincia di Milano, e nell’arcidiocesi di Rossano Calabro dove le suore sono molto inserite nella realtà sociale locale. A Roma poi adesso c’è la comunità satellite a Tor Pignattara, dove due sorelle che stanno studiando all’Università Urbaniana portano avanti anche una presenza pastorale».
Anche le Missionarie dell’Immacolata si apprestano, intanto, a iniziare con suor Namitha Louis Kanjirathingal, originaria dell’India, la nuova presenza intercongregazionale che nascerà a fine anno nella diocesi di Tanjung Selor in Indonesia, insieme a due padri del Pime e due altre religiose birmane delle Suore della Riparazione e delle Zetaman Sisters of the Little Flower. Un’esperienza promossa dalle Bounded Missionaries Families, l’organismo che riunisce le famiglie religiose maschili e femminili nate nel solco del carisma del Pime. «È un’altra sfida importante, proprio perché costruita insieme ad altri e in un luogo dove nessuno di noi è mai stato presente – commenta la responsabile generale -. Come Istituto nel capitolo del 2018 avevamo deciso anche l’apertura di una presenza in Myanmar. Purtroppo, però, la situazione politica venutasi a creare all’inizio del 2021 non lo ha reso possibile. Nel frattempo la Tunisia sia è aggiunta all’Algeria in un’unica delegazione».
E poi c’è l’impegno missionario comune delle province indiane a Jaipur, nel Rajasthan, in un altro contesto nuovo per le Missionarie dell’Immacolata. «Aver deciso un passo del genere in India proprio mentre le vocazioni diminuivano, dice che la posta in gioco per noi è alta – commenta suor Tovaglieri – è un segno della disponibilità a coinvolgerci, con personale preparato. Insieme a New Humanity, che ha aiutato nell’avvio, seguono i disabili in una realtà segnata profondamente dalla povertà. Ho visitato due volte questa realtà e mi ha molto colpito».
Passi consolidati ed esperienze nuove da portare avanti insieme. «Vorrei che dal capitolo – conclude suor Antonella – uscissimo con l’idea che la missione è qualcosa che abbiamo ricevuto come un’unica famiglia. Abbiamo bisogno di ridirci che cosa questo significhi, a tutti i livelli».