È morto Mohamed Abdelaziz, presidente della Repubblica araba saharawi democratica, uno Stato che non c’è. Perché gran parte dei saharawi vive da quarant’anni nei campi profughi dell’Algeria. Ecco cosa ci raccontava…
«ll nostro popolo vive una situazione di sofferenza e oppressione, ovunque esso sia. Attualmente una parte si trova nei campi profughi, un’altra vive all’estero, un’altra ancora è rimasta nella zona occupata». Così ci raccontava Mohamed Abdelaziz, presidente della Repubblica araba saharawi democratica (Rasd) sin dalla sua fondazione, il 27 febbraio 1976, il giorno dopo il ritiro della Spagna dai territori del Sahara Occidentale.
Abdelaziz è morto il 31 maggio, dopo una lunga malattia. Ma soprattutto dopo aver dedicato tutta la vita alla lotta per la libertà del suo popolo, che oggi vive in gran parte nei campi profughi nel sud dell’Algeria.
«Viviamo in una situazione di grave privazione – ci diceva il presidente Abdelaziz in un incontro a Rabouni, capitale politica della Rasd nei pressi di Tinfouf, nel deserto algerino –. Siamo costretti a vivere in condizioni molto difficili, dipendendo dagli aiuti umanitari. Ma la privazione più grande è quella della nostra libertà: libertà di vivere nella nostra terra e di scegliere il nostro destino. Scopo fondamentale della nostra lotta è la riconquista di questa libertà».
Per saperne di più sull’annosa e drammatica vicenda del popolo saharawi e per leggere l’intervista al presidente Abdelaziz, clicca qui.
La vicenda dei Saharawi viene racconta anche nel documentario “Il muro della vergogna”, realizzato per l’associazione Trecasma da Parallelozero e nel libro Lost Saharawi scaricabili gratuitamente.
Foto: Bruno Zanzottera/Parallelozero (Lost Saharawi)