È quella raccolta, riciclata e riutilizzata da un giovane imprenditore keniano che ha saputo unire l’attenzione per l’ambiente alla possibilità di fare impresa, realizzando cose utili e dando lavoro ad altre persone
Dalle pizze americane di Dallas al riciclaggio della plastica in Kenya. Sam Ngaruiya è tornato nel suo Paese determinato a utilizzare la sua esperienza all’estero a capo di una catena di pizzerie, per cambiare le condizioni di vita dei suoi connazionali. Per fare questo ha scelto uno dei settori più nocivi per il continente africano: quello della plastica.
«L’idea di proteggere l’ambiente dal gravissimo inquinamento della plastica mi è venuta durante i miei viaggi di ritorno in Kenya», afferma Sam, che oggi ha sui quarant’anni, e dal 2011 risiede nella cittadina costiera di Malindi. «Vedevo come le strade erano più belle e gli edifici meglio costruiti. Però – continua l’imprenditore -, in quello spazio tra la strada e gli edifici, c’erano sentieri fatti di terra, assai sporchi, con la gente che camminava senza curarsi dell’enorme quantità di spazzatura presente dappertutto. In pratica, non c’erano marciapiedi puliti come negli USA, e quindi mi sono chiesto: in che modo è possibile costruire marciapiedi a poco prezzo?»
È così che Sam è ritornato sui suoi passi di ingegnere e ha cominciato a interessarsi al riciclaggio della plastica che vedeva sempre più abbondante ai lati delle strade del Kenya. «Insieme a mia moglie, ho comprato un piccolo macchinario per la frantumazione e ho cominciato a vendere scaglie e pezzettini di plastica a Nairobi, rendendomi conto di quanto era grande tale commercio – spiega con grande entusiasmo -. L’importante è conoscere bene la propria plastica, sapendo quali sono i vari tipi, i diversi colori e in che modo possono essere separati, puliti e abbinati prima di processarli e venderli».
Ma era solo l’inizio. In un video di pochi secondi su Youtube, un operaio del Mali spiegava come mischiare la plastica con la sabbia per avere del materiale duro come pietra. «Ho così preso un bidone pieno di sabbia, ho messo dentro dei sacchetti di plastica e ho acceso il fuoco, ma per diversi minuti non succedeva niente sebbene continuassi a mettere legna! – racconta divertito -. Stavo per rinunciare quando la plastica si è incendiata e si è fusa, coagulandosi con la sabbia e trasformandosi in un mattone dopo un breve raffreddamento».
Da allora Sam compra plastica dappertutto. I suoi fornitori sono mendicanti che frugano nelle discariche o aziende specializzate nella città di Mombasa. I suoi progetti fatti di plastica riciclata continuano ad aumentare e sono sempre più sofisticati i modi che usa per processare la plastica senza ovviamente causare danni all’ambiente. La Regenaration Environmental Services Ltd. di Sam sta producendo marciapiedi, pavimenti per i patii di case private, segnaletica per le vie stradali e recinzioni per i campi safari del Paese. Inoltre, Sam è coinvolto nel progetto “Spedizione Flipflopi”: il lancio del primo dhow – un’imbarcazione tradizionale swahili, – fatto interamente di plastica riciclata, e che salperà entro l’anno dall’arcipelago di Lamu per navigare fino a Cape Town, in Sudafrica.
«È necessario promuovere tali importanti iniziative destinate a proteggere un ambiente sempre più a rischio -afferma Daniela Palli, imprenditrice italiana residente in Kenya dagli anni Sessanta, e in cerca di persone e capitali da investire nell’attività di Sam -. L’unica soluzione è educare la gente a rispettare l’ambiente, ecco perché gli uomini d’affari locali devono essere in prima linea per ridurre la distanza tra la bellezza naturale di tanti anni fa in Kenya e il livello di inquinamento attuale».
Sam vuole infatti trasformare il suo modesto laboratorio in una grande fabbrica in grado di trasformare molte più tonnellate di plastica in cose utili, contribuendo anche a istruire e fornire lavoro alla popolazione. «Il Kenya è uno dei tanti Paesi in via di sviluppo ma con un grande potenziale economico per chi è determinato a lavorare seriamente – conclude Sam -. Per questo sto sfruttando l’opportunità di fare business qui, producendo allo stesso tempo qualcosa di unico e che può fare la differenza».