EDITORIALE
Nel 1973 il Pime iniziava la propria presenza in Costa d’Avorio in collaborazione con i sacerdoti fidei donum della diocesi di Gorizia. Un inizio che ha aperto
un cammino lungo 50 anni e che prosegue. Il centro Pime di Milano celebrerà questa ricorrenza nel corso di tutto l’anno, proponendo iniziative culturali e
pastorali, progetti e Sostegni a distanza. Sarà l’occasione soprattutto per conoscere meglio questo Paese, la sua Chiesa e i nostri missionari che vi operano.
In Costa d’Avorio sono stato lo scorso novembre: un viaggio bellissimo, come sempre accade visitando i missionari, i quali ti fanno entrare nel tessuto della terra che è diventata la loro casa, nelle sue trame, nel profondo dei suoi villaggi. Un Paese molto bello e ricco, considerato fino agli Anni ’80 “la Svizzera dell’Africa Occidentale”, finché un lungo periodo di ribellione ha messo alla prova il sistema. Oggi la Costa d’Avorio sta cercando di ritrovare, con una certa fatica, una propria identità. Colpisce la sua popolazione, vitale e colorata, forte nelle fatiche, dentro una povertà tuttora molto evidente. Ma ancora di più colpisce la
comunità cattolica, che è numericamente consistente: circa 2,8 milioni di persone, pari al 17% del totale. Una minoranza non certo ricca, spesso insediata
in villaggi persi nella savana, a volte senza acqua, elettricità e rete telefonica, in altri casi collocata in cittadine e città. Con un denominatore comune: gioia e vitalità.
Le celebrazioni sono molto partecipate, cantate e danzate. Alla fine della Messa rimane una sensazione di gioia condivisa che ti porti in giro per un po’.
«Da dove arriva questo atteggiamento?», mi sono domandato. Certo dal temperamento forte e vitale del popolo, ma anche dal lavoro dei missionari che,
incuranti dei disagi e delle fatiche, spendono la vita (e a volte la salute!) viaggiando su strade impossibili per ore, quasi quotidianamente, per incontrare le comunità, per celebrare con loro, ascoltarne problemi e soddisfazioni e portare la gioia del Vangelo fino alle zone remote della savana.
Oggi l’annuncio corre sul pick-up a 4 ruote motrici o sulla moto di tanti missionari nel mondo. Un lavoro silenzioso e incessante, che porta letteralmente il Vangelo negli angoli più sperduti del mondo. Un lavoro che ha dei costi economici, di fatica e di impegno non da poco, che nessun progetto riconosce ma che solo la generosità degli amici dei missionari, di tanti lettori e sostenitori come te permette di continuare. Sarebbe bello se ogni fedele in Italia “adottasse” un missionario che opera in Costa d’Avorio o in qualsiasi altro Paese di evangelizzazione. Buon anno a tutti.