Fra tradizione e modernità, villaggi e città, problemi economici e fragilità affettiva, tribù e single… Per suor Alessandra Bonfanti, missionaria dell’Immacolata in Guinea Bissau, la famiglia è una lente con cui guardare alle sfide dell’Africa contemporanea
Da quindici anni, suor Alessandra Bonfanti delle missionarie dell’Immacolata lavora al fianco delle donne della Guinea Bissau. Nei villaggi come in città. Confrontandosi con molte delle problematiche che le famiglie guineane incontrano e che sono emblematiche di tanti altri contesti africani. «Le situazioni dei villaggi sono ben diverse da quelle dei centri urbani – racconta -. Bissau è una città dove si riversano molti giovani per lo studio e, come in tutte le grandi città, esiste una situazione di disgregazione della famiglia. Prima c’erano valori di riferimento, solidarietà, lavoro comunitario, rispetto per i capi-villaggio. In città il paradigma è quello imposto dalla società moderna che a volte porta a uno squilibrio nelle relazioni, egoismo, criminalità, prostituzione… Nei centri urbani queste situazioni ci interpellano come Chiesa e come religiose. Come dice Papa Francesco, siamo chiamate a rispondere alle sfide poste dalle nuove frontiere dell’umanità di oggi».
Quali sono le principali nel contesto africano?
Le sfide che la famiglia deve affrontare riguardano innanzitutto il fragile equilibro fra “tradizione” e “modernità”. Per la tradizione, la famiglia rappresenta una cellula importante per l’intero gruppo, mentre oggi si trovano molte famiglie mononucleari, dove spesso ci sono solo la mamma e i figli. Anche se gli uomini non praticano più ufficialmente la poligamia, hanno altre donne e come padri sono frequentemente assenti. Un’altra sfida è la mancanza di stabilità economica e il fatto che il motore dell’economia siano diventate le donne. Questo provoca in una cultura ancora molto maschilista un senso di perdita di potere.
E la Chiesa cosa fa?
La chiesa cerca di aiutare i giovani a crescere in modo più maturo nella dimensione affettiva ed emozionale: capire il valore grande della famiglia, la responsabilità e la fedeltà nei confronti della donna o dell’uomo, saper dialogare e condividere gioie e dolori. La famiglia è la cellula della società e della Chiesa. È il luogo privilegiato per insegnare e praticare la cultura del perdono, la pace, la riconciliazione e l’armonia.
Quale è il ruolo delle donne nella famiglia?
La donna ricopre una posizione particolare nella società africana, sia per il ruolo produttivo che riproduttivo. Nella famiglia la donna è colei che dà la vita e la custodisce. Culturalmente, però, continua a essere vista come una figura fragile, incapace, dipendente dall’uomo. Dall’altra parte, non possiamo dimenticare che le donne in Guinea Bissau sono protagonista delle sviluppo del Paese. Progressivamente se ne stanno rendendo conto e cominciano a chiedere maggior riconoscimento sia nella famiglia che nella società. Recentemente, un gruppo di donne si è riunito per riflettere sulla “Visione delle donne leader” , avendo come obiettivo quello di promuovere la partecipazione femminile nel processo di consolidamento della pace. È un passo grande!
Qual è l’atteggiamento dei giovani guineani nei confronti del matrimonio?
Sono pochi i giovani che scelgono il matrimonio, non solo quello cristiano. Spesso hanno figli, ma non vogliono assumersi la responsabilità di una famiglia.
Le difficoltà economiche condizionano anche le scelte di impegno familiare?
Influiscono certamente, in particolare in un Paese come la Guinea Bissau dove non esistono grandi opportunità di lavoro. Ma, a mio avviso, non è uno dei motivi principali; la vera ragione è l’instabilità affettiva. A volte, i giovani convivono con tre o quattro figli, ma non vogliono sposarsi.
Esistono ancora matrimoni forzati o combinati?
Nei villaggi continuano ad esistere, anche se in misura minore rispetto al passato. Anche questo influisce negativamente sulla formazione di una famiglia. Quando una ragazzina deve andare in sposa a un uomo che ha già altre mogli o è molto più vecchio di lei e neppure lo conosce, come si può parlare di matrimonio?
E la poligamia?
Le famiglie poligame stanno diminuendo; la maggior parte dei giovani non accetta la pratica della poligamia. La Chiesa si pone con rispetto nei confronti della famiglia poligama anche se non può riconoscerla a tutti gli effetti. Permette tuttavia a una persona poligama di entrare nel cammino del catecumenato permanente.
Omosessualità e coppie dello stesso sesso Se ne parla? In che termini?
Come nella maggior parte dei Paesi africani, in Guinea Bissau l’omosessualità è poco accettata. La cultura della “matchundadi” ( dell’uomo forte, potente, padrone della donna…) impedisce che si parli di questo. Ci sono questioni culturali e religiose che fanno sì che l’omosessualità sia un tabù e se ne parli come molta discrezione o per nulla. Anche a livello di Chiesa, di catechesi o negli incontri di formazione con i giovani non si è mai affrontato il tema.
Che cosa è arriva del Sinodo sulla famiglia in Guinea Bissau?
Attraverso le diocesi, sono arrivati in tutte le parrocchie i Lineamenta del Sinodo sulla famiglia, da studiare per poi rispondere alle varie domande. È stata creata una commissione ad hoc per fare poi i lavori di sintesi. Oltre a questo, non si sente molto parlare del Sinodo. Qualche accenno attraverso i programmi di Radio Sol Mansi, la radio cattolica del Paese, e poco altro. Il Sinodo è arrivato ai livelli alti della gerarchia della Chiesa, ma per ora non ha raggiunto la base e le vere “protagoniste” del Sinodo che sono le famiglie.