Quello che è uno slogan spesso strumentalizzato dalla politica diventa un impegno per religiosi e religiose che ne discuteranno da oggi a Nairobi. Con un focus particolare su donne e migrazioni
«Una delle maggiori sfide dei nostri tempi è il vasto e prolungato fenomeno delle migrazioni che sta interessando il mondo intero. Per questo, un gruppo di congregazioni religiose, ufficialmente accreditate come ong presso le Nazioni Unite, sta promuovendo una serie di conferenze per discutere di come anche i religiosi e le religiose di tutto il mondo possono dare risposte a una questione così urgente».
L’iniziativa – promossa da Augustinians International, Congregations of St Joseph, Franciscans International, Passionists International, Sisters of Notre Dame de Namur e VIVAT International – aveva già dato vita a un primo momento di approfondimento e confronto a Roma nel febbraio 2016.
Ora, significativamente, l’evento è stato organizzato in un Paese africano, per riportare nei luoghi dai cui migliaia di migranti partono per l’Europa riflessioni e buone pratiche. Con un’attenzione particolare a un tema quanto mai delicato e cruciale: quello delle donne nei flussi migratori e dei fenomeni di grave violenza e sfruttamento che spesso vi sono associati. Si intitola, infatti, Women and Migration in the African Context (“Donne e migrazioni nel contest africano”) la tre-giorni di conferenze e workshop che si apre oggi 6 giugno a Nairobi, in Kenya e che vede la partecipazione di organizzazioni ed esperti che affronteranno queste questioni a diversi livelli: globale, continentale e locale. «L’obiettivo – spiega uno degli organizzatori, padre Emeka Obiezu, agostiniano – è condividere esperienze, riflessioni e piani d’azione a partire da interventi molto qualificati».
Parteciperanno alla conferenza rappresentanti di vari enti e istituzioni: Organizzazione internazionale per le migrazione (Oim), Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), Conferenza episcopale keniana, Servizio dei gesuiti per i rifugiati (Jrs), Caritas, Amnesty International, Rete paneuropea in difesa dei diritti degli immigrati (Panidmr), organizzazioni locali di sensibilizzazione e lotta contro il traffico di esseri umani, e anche rifugiati e migranti nonché operatori locali e rappresentanti di varie congregazioni religiose.
«Vorremmo innanzitutto – precisa padre Obiezu – accrescere la consapevolezza dei religiosi e delle religiose che vivono e operano in Africa circa le questioni più rilevanti e le sfide più urgenti legate ai fenomeni migratori e in particolare alla dimensione femminile di questi. Per questo sarà importante anche ascoltare dalla loro viva voce le esperienze di alcuni di loro, così come ci proponiamo di far conoscere iniziative che cercano di dare risposte e speranze. In questo modo – conclude – vorremmo stimolare tutti a sviluppare piani d’azione e di advocacy efficaci per rispondere a questa sfida impellente per tutto continente africano. E per il mondo intero».