Oggi il Kenya manda in orbita il suo primo satellite che si aggiunge a quelli spediti in cielo da appena altre cinque nazioni africane. Il Paese ha sviluppato le tecnologie necessarie a realizzare il veicolo spaziale direttamente all’Università di Nairobi e ha deciso di usare i dati raccolti dal satellite per migliorare l’agricoltura nazionale. Un progetto che potrebbe essere solo il primo di molti altri voli spaziali
Il conto alla rovescia è già iniziato e finalmente anche il Kenya si aggiungerà ai pochi altri Paesi africani che sono riusciti a sfidare la gravità, superando le barriere che per anni hanno tenuto lontano il continente nero dalla corsa allo spazio. Proprio oggi, infatti, avverrà il lancio nello spazio del primo satellite costruito e gestito da scienziati kenioti.
Si tratta di un cubo di appena 10 centimetri per lato che è stato sviluppato dall’Università di Nairobi con l’aiuto della Sapienza di Roma e i finanziamenti dell’agenzia spaziale giapponese JAXA (sigla che sta per “Japan Aerospace Exploration Agency”). Già, perché il nanosatellite – ribattezzato 1KUNS-PF – andrà in aiuto proprio di Kibo, il modulo sperimentale della Stazione spaziale internazionale cui fa capo Tokyo. In realtà, il satellite in miniatura sviluppato in Kenya è già stato spedito sulla Stazione orbitale giapponese circa un mese fa ma fino ad ora non si è mai staccato dalla sua base. Oggi invece dalla Terra – ed è questo l’evento – gli scienziati daranno al cubo l’ordine di partire dal braccio giapponese alla scoperta dello spazio. Una grande novità, visto che mai prima d’ora un satellite costruito da un’équipe keniota aveva viaggiato in orbita e che questa è appena la sesta missione spaziale condotta da un Paese africano.
Prima di oggi, infatti, solo Sudafrica, Nigeria, Ghana, Algeria ed Egitto si erano cimentati nel lancio di un satellite verso lo spazio. Per questo, alla cerimonia dedicata alla storica partenza che si terrà a mezzogiorno (ora italiana) presso la base giapponese Tsukuba Space Center parteciperà anche una delegazione guidata dalla ministra dell’ambiente del Kenya, Amina Mohammed.
Al di là del prestigio, però, il satellite con appena un chilo e mezzo di peso promette bene per il futuro della nazione. Innanzitutto il veicolo spaziale – con un equipaggiamento di fotocamere e microfoni ultrasensibili – servirà per raccogliere dati importanti per monitorare le aree verdi nazionali e controllare i cambiamenti delle zone costiere. Il satellite infatti volerà a circa 4000 metri da Terra per i prossimi 18 mesi, passando sul Kenya ogni 90 minuti: abbastanza per tenerlo d’occhio. Aiutando a migliorare le previsioni atmosferiche e a mappare flora e fauna, infine, ci si aspetta che la missione spaziale abbia ricadute positive sulla programmazione dell’agricoltura locale.
Se tutto dovesse andare bene, quindi, questo sarebbe proprio un bel risultato che per il Kenya però è solo l’inizio di una nuova strada da percorrere: il Paese ha già dichiarato che il nanosatellite servirà anche per testare tecnologie che potranno tornare utili ad altre e più complesse missioni spaziali organizzate a livello nazionale. Posizionato vicino all’equatore e delimitato a oriente dall’Oceano indiano, il Kenya sembra avere scoperto di essere particolarmente adatto dal punto di vista geografico allo sviluppo della ricerca spaziale. Anche per questo gli esperti contano molto sul successo di questa missione che potrebbe rivelarsi l’apripista per dare slancio agli approfondimenti accademici negli ambiti della microelettronica e e delle telecomunicazioni. In Kenya quindi si guarda allo spazio con particolare fiducia ed è questo il settore che oggi è di grande incoraggiamento per i giovani ricercatori del Paese.