Arnie contro la disoccupazione

Arnie contro la disoccupazione

A Kani, nel nord-ovest della Costa d’Avorio, un missionario del Pime originario del Brasile ha avviato un progetto di apicoltura per cercare di dare lavoro ai giovani, anche immigrati da altri Paesi

 

La Costa d’Avorio è la prima destinazione dei migranti africani. A dispetto della percezione che se ne ha in Europa, su un totale di 191 milioni di migranti al mondo, solo 17 milioni provengono dall’Africa, pari all’1,9% della popolazione. Il 70% dei migranti africani rimane nel continente.

La Costa d’Avorio, poco popolosa, ricca di materie prime agricole, a cominciare dal cacao e dal caffè, storicamente ha attratto manodopera giovane proveniente dai confinanti Burkina Faso e Mali, ma anche Guinea e Senegal. Tuttavia, nonostante la crescita economica degli ultimi anni, in alcune regioni il tasso di disoccupazione resta alto, e per i giovani immigrati è tutt’altro che facile inserirsi nel mondo del lavoro. A Kani, nel nord-ovest del Paese, un giovane missionario del Pime si è reso conto del problema e ha avviato un’iniziativa singolare, iniziata con 50 arnie in legno per l’allevamento delle api.

Padre Valmir Manoel Dos Santos, 33 anni, ha conosciuto il Pime nel suo Paese d’origine, il Brasile, attraverso la rivista Mundo e Missão (“sorella” brasiliana di Mondo e Missione). Nel 2007 è entrato nel Pime, cinque anni dopo è stato ordinato sacerdote e nel 2013 è partito per la Costa d’Avorio. «Ringrazio il Signore che mi permette di vivere qui dove sono – dice -, e che ci guida anche nel cercare soluzioni per promuovere lo sviluppo integrale “di ogni persona e di tutta la persona”, di cui parlava Paolo VI». Ed è stato proprio a partire dal tentativo di trovare soluzioni per lo sviluppo integrale dei giovani che padre Valmir si è fatto promotore di un progetto innovativo a Kani.

«S iamo in una zona tropicale – spiega padre Valmir -, dove il tasso di disoccupazione è molto elevato. Parecchi giovani, in particolare di etnia mossi e provenienti dal Burkina Faso, hanno lasciato le loro famiglie d’origine per cercare qui nuove terre da coltivare. Il clima sfavorevole, però, non li aiuta. A fronte della loro buona volontà, è nata l’idea di aiutarli a trovare delle fonti alternative di reddito, anche per evitare un ulteriore esodo che li porterebbe con una certa facilità a compromettere il loro futuro entrando nel vortice della criminalità, come già accaduto per alcuni di loro».

Insieme ai giovani mossi, al consiglio parrocchiale di Kani e ad alcuni esperti locali, padre Valmir ha avviato il progetto di apicoltura Wend Songda, dove “Wend” sta per Dio e “Songda” per “onnipotenza”, nella lingua mooré parlata dai mossi. Un nome che rappresenta una benedizione per la nuova attività. «Il miele è molto ricercato in tutto il Paese e nella zona in cui ci troviamo non c’è nessuno che ne produca in abbondanza – spiega padre Valmir -. Per questa ragione abbiamo preferito l’apicoltura ad altri progetti».

Il missionario brasiliano e i giovani della parrocchia di Kani si sono quindi buttati in un’avventura del tutto nuova a Kani: «Non abbiamo trovato altri gruppi o persone già attivi in questo settore e abbiamo dovuto far venire degli esperti dalla capitale Abidjan, sia per la formazione che per aiutarci a trovare un mercato quando il miele sarà pronto», spiega padre Valmir.

Il progetto, per ora, è iniziato con l’istallazione di 50 arnie, grazie anche al contributo di sostenitori dall’Italia attraverso la Fondazione Pime. «Il progetto Wend Songda è nato all’interno della Chiesa cattolica e il primo gruppo di apicoltori è composto da cattolici, ma il nostro obiettivo è quello di espanderlo a tutti i giovani di Kani, in particolare coloro che vivono in situazioni di povertà – spiega il missionario – . Dopo il primo raccolto di miele, contiamo di aumentare la produzione coinvolgendo tutti coloro che vorranno fare parte della cooperativa che abbiamo creato. Riteniamo necessaria l’appartenenza alla cooperativa, perché il singolo lavoratore è più protetto ed è più semplice la commercializzazione del prodotto». Il progetto, però, incoraggia all’autonomia: «Dopo avere imparato a fabbricare le arnie, a pulirle e a fare manutenzione, gli apicoltori potranno anche averne di proprie senza abbandonare la cooperativa».

La parrocchia di Kani, fra i promotori della cooperativa di apicoltori, è una piccolissima realtà in mezzo a un contesto prevalentemente musulmano. Padre Valmir segue una comunità di duemila cristiani, divisa fra la città e i piccoli villaggi attorno. «In questa zona i musulmani sono più del 90%, il 7-8% sono animisti o praticano le religioni tradizionali, e il 2% sono cristiani, di cui l’1,5% cattolici» spiega il missionario del Pime. Un bel cambiamento per chi proviene da un Paese come il Brasile a stragrande maggioranza cattolico. I rapporti con le altre comunità religiose, però, sono positivi: «Grazie a Dio riusciamo a dialogare e a collaborare, in particolare durante le grandi feste religiose e in occasione di eventi importanti per la città, come l’arrivo del presidente della Repubblica o le elezioni». Nel 2015, in occasione delle elezioni presidenziali, la Chiesa cattolica si è fatta promotrice di un incontro interreligioso di preghiera prima dell’appuntamento elettorale, che poi si è svolto regolarmente e senza incidenti. Nel marzo del 2016 l’attacco terroristico a un albergo frequentato da occidentali nella località di Grand- Bassam ha aperto un nuovo fronte, inedito per la Costa d’Avorio, e ha colpito un settore importante dell’economia, il turismo. Per questo, secondo padre Valmir, è necessario aiutare i giovani a trovare vie percorribili per il proprio sviluppo integrale. La lotta al fondamentalismo passa anche da qui.