L’arcivescovo di Ouagadougou sulle stragi che stanno insanguinando il Paese: «Ci si vuole impantanare in una sbandata etnica a colorazione religiosa, ma raccoglieremo insieme questa sfida»
In un’intervista a La Croix Africa, il cardinale Philippe Ouédraogo – arcivescovo di Ouagadougu – ha commentato i recenti attentati terroristici in Burkina Faso, sui quali ha principalmente due osservazioni da fare. La prima riguarda l’estensione del problema. Il terrorismo non coinvolge solo il Burkina Faso; al contrario “tutta una sotto regione è traumatizzata dal terrorismo. È una questione di vite umane. Per noi la vita umana è sacra e non può essere soppressa per alcun motivo. Il nemico che abbiamo di fronte è invisibile ed è ciò che ci fa male. Possiamo solo deplorare gli attentati e trovare un modo per difenderci. Ma siamo deboli e dobbiamo associarci per far fronte a questo dramma”.
La seconda osservazione del cardinale, invece, riguarda la vita comunitaria. In Burkina Faso infatti diverse confessioni religiose hanno sempre convissuto pacificamente. La tragedia del terrorismo rischia di rompere i legami di fratellanza che si sono creati nella società. “Per esempio io vado alla preghiera della fine del Ramadan” ha continuato Ouédraogo, “A Natale e Pasqua la comunità musulmana invia degli imam per porgere gli auguri alla comunità cattolica. Con i nostri fratelli protestanti ci si chiama e ci si fa visita reciprocamente. Ciò che è accaduto mette in discussione tutto quello che si è creato finora e che funge da base alla vita sociale qui. Ci si vuole impantanare in una sbandata etnica a colorazione religiosa, ma raccoglieremo insieme questa sfida”
Alla domanda se i cristiani siano un target “privilegiato” degli attacchi terroristici, l’arcivescovo risponde che non sono solo i cristiani a essere presi di mira dagli attentatori. Anche molti musulmani sono vittime degli attentati, come ricorda il cardinale con diversi esempi, e anche i cristiani protestanti non sono risparmiati. Bisogna evitare di cadere nella trappola della stigmatizzazione. “Vogliamo giustamente evitare che si dica che solo i cristiani sono martirizzati. Una vita umana resta una vita umana e sono delle vite umane quelle che sono messe in pericolo”.
Infine al cardinale viene chiesto se lo scopo degli attentati sia quello di alimentare il conflitto etnico-religioso all’interno del Burkina Faso. L’arcivescovo di Ouagadougu ammette di non conoscere esattamente la strategia dei terroristi, però nel tempo c’è sicuramente stata una chiara evoluzione. Se infatti inizialmente gli attacchi erano rivolti principalmente alle forze dell’ordine, poi sono stati sempre più indirizzati nei confronti dei civili, come i familiari delle forza di polizia, generando conflitti intestini. Al giorno d’oggi sono invece le confessioni religiose ad essere prese di mira. “In questi tempi abbiamo constatato che si sono rivolti verso le confessioni religiose. Noi vogliamo, insieme, credenti e uomini di buona volontà, contribuire a creare un mondo più degno di Dio e degli uomini, dove la nostra vita insieme sia fraterna e solidale”.