BAMBARAM
Istruzione e formazione sono le armi più potenti che possono essere utilizzate per cambiare il mondo
Quando le Missionarie dell’Immacolata sono arrivate per la prima volta in Guinea Bissau, all’inizio degli anni Ottanta, le scuole erano frequentate da soli maschi. Soprattutto nelle aree rurali, le bambine restavano a casa, per imparare a svolgere le faccende domestiche e prepararsi al matrimonio. In pochissimi villaggi esistevano le scuole. Di fronte a questa grande sfida, le mie consorelle hanno pensato di appoggiare i villaggi costruendo la scuola e sensibilizzando in particolare le “maestre”, ovvero quelle donne che hanno la responsabilità di preparare le bambine al matrimonio, ai lavori di casa, a diventare donne.
Non è stato facile convincerle, perché per tradizione la ragazza deve sposarsi, accudire marito e famiglia, lavorare… e per fare tutto questo non occorre andare a scuola. «E poi – ci dicevano -, quando vanno a scuola non ubbidiscono più!», il che in parte è vero, perché la bambina comincia a conoscere un modo di vivere differente, una possibilità di essere protagonista della propria vita e non sempre sottomessa alla tradizione.
Ponemmo una condizione: avremmo contribuito alla costruzione della scuola del villaggio se almeno metà degli alunni fossero state bambine. I risultati non sono arrivati subito. Solo oggi, dopo molti anni, possiamo dire che nelle nostre scuole più della metà sono ragazze. Un buon numero di nostre alunne sono diventate insegnanti, e alcune si sono laureate.
Garantire ai bambini l’accesso all’istruzione significa aiutarli a credere nella loro capacità di costruire il futuro e dare loro la possibilità di partecipare come adulti alla vita sociale, politica e culturale del loro Paese. Il diritto all’istruzione è il presupposto per uscire dalla situazione di marginalizzazione e miseria, negarlo a un bambino o a una bambina significa rendere la persona vulnerabile alle situazioni di abuso, sfruttamento, malattia.
Il diritto all’istruzione è tra i più importanti perché non è fine a se stesso, ma è un primo passo per esercitare gli altri diritti. Inoltre è la chiave dello sviluppo economico, perché porta all’emancipazione da povertà e emarginazione, e a migliorare la vita. In Guinea l’istruzione elementare dovrebbe essere gratuita, ma poiché lo Stato non si assume le proprie responsabilità e le scuole pubbliche sono di bassa qualità, i genitori sono spesso obbligati a mandare i figli nelle scuole private. E avendo risorse limitate, la scelta su chi mandare cade quasi sempre sul figlio maschio. Un altro motivo per cui la ragazza abbandona la scuola è la gravidanza precoce o per il matrimonio forzato. È vero che oggi sono in aumento le bambine nelle scuole, ma ancora molte rimangono escluse. In Guinea esiste un alto tasso di analfabetismo fra gli adulti e in particolare fra le donne. Oggi tutte cercano di partecipare ai corsi di alfabetizzazione proposti da missioni o da ong. Perché, come mi ha detto Sirém, «quando sono andata in municipio con mio marito per un documento, anch’io ho firmato e non ho più messo una croce». Che grande soddisfazione!