Secondo l’organizzazione mondiale della sanità, lo Stato dell’Africa australe è vicino ad eradicare completamente la malaria, grazie ad un impegno durato decenni. E il paese è leader anche nel contrastare l’Aids.
Nell’immaginario comune, il Botswana è il simbolo della natura incontaminata: una delle mete africane più consigliate dalle agenzie di viaggio, la terra dei boscimani. Ma a livello continentale, il Paese è in molti sensi all’avanguardia: sfuggito alla cosiddetta “maledizione delle risorse”, che lega il possesso di materie prime all’instabilità politica, è allo stesso tempo uno dei più importanti produttori di diamanti e un caso emblematico di democrazia stabile.
Tra i frutti di questa combinazione di fattori, ci sono anche risultati notevoli in campo sanitario. L’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) descrive il Botswana come molto vicino ad eradicare completamente la malaria, che per molti altri paesi del continente è invece un problema irrisolto: a livello mondiale, lo scorso anno, i casi sono stati circa 214 milioni, di cui 438.000 mortali, secondo l’Oms. Numeri in calo rispetto al passato, ma comunque enormi e che rendono ancora più significativo il caso del Botswana. Dal 2000, infatti, i casi di malaria all’interno dei suoi confini sono passati da 42 casi ogni mille abitanti a 0,23 su 1000 (secondo i dati del 2013, gli ultimi disponibili). Altrettanto drastico il calo delle vittime: da 8.000 all’inizio del millennio a 300 lo scorso anno. Ormai i casi sono confinati ad alcuni distretti di confine con i più colpiti Zambia, Zimbabwe e Namibia: anche per questo all’inizio dell’anno il Botswana è stato tra i vincitori del riconoscimento dell’African Leaders Malaria Alliance (ALMA), che celebra i progressi nella lotta alla malattia trasmessa dalla zanzara anofele.
Le ragioni del successo arrivano però da lontano: dagli anni ’50 (quando il territorio ancora era un protettorato britannico col nome di Bechuanaland) le autorità locali si impegnano per l’eradicazione della malaria. Dalle campagne a colpi di insetticida DDT si è passati col tempo a metodi più sostenibili e centrati sulla prevenzione, come l’eliminazione delle larve con pesticidi biologici o la distribuzione di massa di zanzariere trattate con repellenti a lunga durata. Proprio durante le celebrazioni dell’ultima Giornata mondiale contro la malaria, lo scorso 25 aprile, il viceministro della Sanità Alfred Madigele ha inoltre sottolineato la necessità di puntare su diagnosi precoce e accesso ai medicinali, in modo da interrompere la catena di trasmissione della malattia.
Se l’obiettivo di portare a zero i casi di malaria entro il 2018 sembra ormai realizzabile, non per questo le autorità hanno trascurato altre emergenze, come la prevenzione dell’Aids. Anche in questo campo l’impegno del Botswana è stato riconosciuto. Il paese è stato infatti definito da Patricio Marquez, specialista nei temi della salute che lavora per la Banca Mondiale, “leader in Africa” nella risposta all’infezione da Hiv, in particolare attraverso la distribuzione di farmaci antiretrovirali: un programma finanziato, per di più, in maggioranza con risorse interne e non con aiuti internazionali.