Sarebbero più di 200 le vittime degli “omicidi mirati” commessi dalle forze di sicurezza burundesi nella notte tra l’11 e il 12 dicembre. Oggi l’Unione africana ha deciso di inviare truppe in Burundi con il mandato di proteggere i civili.
Le Nazioni Unite hanno lanciato l’allarme di un possibile genocidio in Burundi, in particolare dopo i massacri dell’11 e 12 dicembre. Oggi l’Unione africana ha deciso di inviare truppe con il mandato di proteggere i civili, anche a costo di andare contro l’autorizzazione del governo burundese. Finora il governo di Bujumbura si è opposto all’invio di qualsiasi contingente di peacekeeping nel Paese. Se le autorità burundesi dovessero confermare la loro contrarietà, sarà necessario un voto dei capi di Stato dell’organizzazione, con una maggioranza dei due terzi, per inviare i militari.
Secondo la Rete Europea per l’Africa Centrale (EURAC) sono state più di 200 le vittime di “omicidi mirati” commessi dalle forze di sicurezza burundesi nella notte fra l’11 e il 12 dicembre, la maggior parte delle quali originarie dei quartieri di Bujumbura dove più forte è stata la contestazione al terzo mandato del Presidente Pierre Nkurunziza. Le esecuzioni extragiudiziarie sono seguite all’assalto dell’11 dicembre contro tre campi militari alla periferia della capitale burundese.
L’EURAC teme che la crisi burundese possa estendersi sul piano regionale “soprattutto per il gran numero di burundesi rifugiati nei Paesi vicini, che secondo alcune stime, sono circa 220.000”. “A questo proposito – sottolinea ancora il comunicato – il reclutamento da parte di gruppi armati non governativi in Rwanda dei rifugiati burundesi del campo di Mahama, potrebbe avere conseguenze nefaste per la stabilità dell’intera regione dei Grandi Laghi”. L’EURAC ha fatto appello all’Unione Europea perchè appoggi l’invio di una missione ONU di mantenimento della pace in Burundi, con il mandato di proteggere la popolazione civile e ha chiesto alla Corte Penale Internazione di avviare un’inchiesta con proceduta d’urgenza sui crimini commessi in Burundi. Secondo l’organizzazione è anche necessario appoggiare gli sforzi della Comunità dell’Africa dell’Est e dell’Unione Africana per restaurare il dialogo tra le parti burundesi e mantenere la sospensione degli aiuti finanziari al governo del Burundi fintanto le autorità di Bujumbura non ritornino al dialogo politico sincero e inclusivo.
Le violenze nel paese si sono scatenate lo scorso aprile, quando Pierre Nkurunziza, il presidente in carica, ha annunciato la sua terza candidatura, violando il limite dei due soli mandati previsti dall’accordo di Arusha, che nel 2005 aveva posto fine alla guerra civile ed etnica e che avrebbe dovuto rappresentare uno dei passaggi finali di un processo di pace che non è mai iniziato, e durante il quale il governo è stato accusato da più parti di repressione violenta dei più basilari diritti umani.
A luglio, la Corte Costituzionale del Burundi ha ammesso ufficialmente il terzo mandato di Nkurunziza, ma solo dopo che il giudice Sylvere Nimpagaritse ha lasciato il paese, dichiarando che lui ed altri avevano ricevuto minacce di morte.
Centinaia di oppositori politici sono stati imprigionati e 340 persone, tra cui il leader dell’opposizione Zedi Feruzi, sono state uccise da aprile ad oggi. Il conflitto ha esacerbato la divisione tra i gruppi ribelli appartenenti alla maggioranza Hutu – uno dei quali guidato dallo stesso Nkurunziza – e l’esercito della minoranza Tutsi.
Dopo il massacro di venerdì scorso la Comunità Internazionale ha rilanciato un appello dellaattivista dei diritti umani Margherite Barankitse detta ‘Maggy’, ormai diventata eroina nazionale burundese per aver salvato durante la guerra civile (1993 – 2004) 10.000 bambini hutu e tutsi dalle violenze inter-etniche.
Questo il testo dell’appello: «Bussavano alle porte delle case che conoscono secondo la loro lista. Sceglievano le case anche dei tutsi. Questo è grave. Come un Capo di Stato, ammesso che sia ancora tale, può assassinare al di sopra delle legge? Quale arroganza! Mi appello a tutte le mamme, a tutti i papa a scendere in piazza e manifestare. Di dire che non possono uccidere i nostri figli! Le immagini che ho visto sono uno scandalo. La mente di questo orrore è Nkurunziza, il Presidente. La Corte Penale Internazionale deve reagire oggi prima che sia troppo tardi. Quando c’è stato il genocidio in Rwanda la Comunità Internazionale è giunta con troppo ritardo e poi ha pronunciato discorsi di rammarico per non essere intervenuta prima. Oggi dicono che non sanno come intervenire perché il Burundi è un Paese sovrano. Allora voi accettate che uccidano i nostri figli? Che uccidano noi e che ci esiliano? Accettate che noi siamo ora costretti a venire in Europa a mendicare quando potremmo vivere nella pace e nella fratellanza nel nostro Paese? Non siete andati in Siria? Non siete andati in Libia? Perché non venite in Burundi? È un paese piccolo il Burundi. Non c’è il petrolio, ma ci sono i vostri fratelli e le vostre sorelle. Ci sono i vostri bambini. C’è il più grande tesoro che l’umanità possiede: l’essere umano. Non è il petrolio, non sono i diamanti. In Burundi c’è molto più dei diamanti. Ci sono degli esseri umani. I vostri fratelli, le vostre sorelle, i vostri bambini».