«Nella nostra Regione dell’Estremo Nord c’era molta apprensione per paura di qualche attentato con bambini kamikaze, ma, per grazia di Dio, non è successo niente di così grave». Nel mondo c’è chi comincia l’anno scolastico così.
Fratel Fabio Mussi, missionario laico del Pime, opera nel nord del Camerun al confine con la Nigeria, una delle più colpite da Boko Haram, che dal 2009 ha massacrato oltre 20 mila persone costringendone circa 200 mila alla fuga. Uno degli aspetti collaterali di questo clima di terrore è instabilità è l’impossibilità per i ragazzi di frequentare la scuola. «Circa 170 scuole sono state chiuse nell’area di confine con la Nigeria – spiega fratel Mussi -. Chi vuole continuare ad andare a scuola è costretto a spostarsi di trenta o quaranta chilometri all’interno del Paese, ma poi ha il problema di trovare vitto e alloggio. Circa diecimila ragazzi si sono spostati per continuare a studiare».
Nelle sei scuole della Provincia di Logone e Chari situate nelle località di Kousseri, Blangoua e Blaram, le più esposte alle condizioni di guerra aperta, l’anno scolastico è iniziato con delle misure di sicurezza al massimo livello. Pattuglie di militari hanno perlustrato e piantonato gli edifici scolastici per i primi giorni. «Grazie anche a questi dispositivi tutto è iniziato bene – continua Fabio Mussi –. Nonostante questo clima di insicurezza, abbiamo registrato il fatto positivo che le autorità amministrative sembrano disposte a riaprire alcune delle 170 scuole chiuse nel 2015 a causa degli attacchi di Boko Haram». Anche Fotokol – cittadina spesso al centro di azioni belliche in quanto situata alla frontiera con la Nigeria e importante snodo di passaggio per il commercio regionale – ha avuto il permesso di riavviare la scuola superiore. «Questo annuncio, che al momento non è ancora diventato un fatto reale, è certamente di buon auspicio. Restano però da realizzare tutte le fasi preliminari che vanno dal rimettere in ordine gli edifici, finora utilizzati da centinaia di profughi e sfollati, al reperimento degli insegnanti, ancora dislocati presso altri istituti superiori o irreperibili. In ogni caso, la ripresa delle normali attività nel settore educativo è quanto ci auguriamo tutti noi che stiamo operando per migliorare questa difficile situazione».
Fratel Mussi, che è anche il rappresentante della Caritas della diocesi di Yagoua ha attivato un progetto sostenuto dal Pime per aiutare i ragazzi sfollati a frequentare la scuola, sostenere le spese di iscrizione scolastica e agli esami. «Anche quest’anno dovremo fare molta attenzione a causa del clima di insicurezza che si è ormai stabilizzato nella nostra regione dell’estremo nord del Paese – prosegue fratel Mussi –. Durante le vacanze estive, abbiamo organizzato 3 settimane di aggiornamento dei nostri 158 Insegnanti e 3 Animatori pedagogici. In queste sessioni abbiamo dovuto formare gli insegnanti anche su alcune misure di sicurezza. I formatori hanno insistito affinché, dove possibile, siano rinforzate le recinzioni delle aree scolastiche e organizzati dei comitati di sorveglianza. Tutto questo in vista di evitare il pericolo più frequente nelle scuole che è quello degli attentati con esplosivi, o dei rapimenti».