Grande festa per il Pime in Camerun dove, nei giorni scorsi, sono stati ordinati quattro nuovi missionari del Pime. Da Nord a Sud, sono il frutto di una presenza che si rinnova
Danze e canti da una collina all’altra, da zone di savana arse dal sole all’esplosione di alberi ricoperti di fiori rosso acceso. È festa per il Pime in questi giorni in Camerun. Da Nord a Sud. Festa per l’ordinazione di quattro giovani missionari, padre Vivier Sikoua a Garoua e padre Pierre Bouba Bouiada a Zouzoui (diocesi di Yagoua) nel Nord. E i padri Jean Chrysostome Engama Engama e Hermann Nguekeng Tetou nella capitale Yaoundé.
Sono i figli di comunità cristiane iniziate con la semplice presenza di missionari del Pime che hanno voluto bene alla gente in nome di Gesù. Frutti di una vita donata all’annuncio del Vangelo. Altri, consacrati anni fa, ora sono già lontani dal loro Paese, loro stessi in missione o con incarichi formativi.
È una grande gioia non solo per il Pime, ma anche per le famiglie e le comunità che li hanno “donati” alla Chiesa e alla missione. «Che senso ha dare a questa gioia? – si interroga padre Silvano Zoccarato, uno dei pionieri della presenza dell’Istituto nel Paese africano -. Oggi la Chiesa vivente in Camerun si rallegra della sua vitalità nel vedere i suoi figli sulla strada del primo missionario Gesù. Maturità e crescita della Chiesa camerunese che sente la sua popolazione aprirsi alla vita nuova del Vangelo e rendersi disponibile ad annunciarlo in altri altre parti del mondo».
«Oggi, vedendo questi giovani diventare sacerdoti – continua -, anch’io, missionario in età avanzata, sento una gioia carica di ricordi… Essendo stato il primo ad arrivare nel Nord del Camerun, ricordo in particolare un seminarista che mi insegnò le prime parole della sua lingua, quella tupuri. Si chiamava Samuel Kleda ed ora è arcivescovo di Douala. Poi il primo tupuri che ho battezzato, che era cieco e sordomuto: gli parlavano sulle mani. Dalla scuola di catechisti sono usciti i genitori di alcuni di coloro che poi sono diventati preti o religiose. È commovente constatare che si è strumenti dell’opera dell’amore di Dio. Un cammino vivo. Gioia del Vangelo».