Ciad: sempre più grave l’emergenza profughi sudanesi

Sono già quasi 380 mila, ma potrebbero superare i 600 mila i profughi sudanesi che si stanno riversando nel vicino Ciad. La testimonianza di fratel Fabio Mussi, missionario del Pime, di ritorno da una visita nei campi: «Continueremo nel nostro impegno umano e cristiano in favore di queste nostre sorelle e fratelli che sono in una situazione di grandissima difficoltà». Ma serve l’aiuto di tutti…
Il conflitto fratricida scoppiato in Sudan lo scorso 15 aprile 2023 ha già provocato la fuga di più di 4 milioni 700 mila persone dalle proprie case. Di queste, 378.430 si sono riversate dalla regione del Darfour verso l’Est del Ciad. L’86% sono donne e bambini. A seguito di questa catastrofe umanitaria, il vicariato apostolico e la Caritas di Mongo hanno deciso di intervenire, grazie anche al sostegno di diverse Organizzazioni internazionali, tra cui la Fondazione Pime di Milano, che ha aperto un apposito fondo (Fondo S148 Emergenza profughi Sudan) per venire incontro ai bisogni primari di cibo, acqua, prodotti per l’igiene, vestiti e tende per i profughi. «Finora – testimonia fratel Fabio Mussi, missionario del Pime e responsabile dei progetti sociali del vicariato di Mongo, di ritorno da una missione sul posto – si è potuto organizzare la distribuzione di generi alimentari e non alimentari in alcuni campi di rifugiati. In particolare, siamo stati a A Djabal e Goz-Béida, nella provincia della Sila, che ospita attualmente più di 1.500 famiglie. A Farchana, nella provincia di Ouaddaï, sono più di 1.732. Qui abbiamo realizzato anche 24 latrine». Tuttavia, dato il continuo afflusso di nuovi profughi, la situazione non fa che peggiorare. Per questo motivo, si sta cercando di pianificare una risposta umanitaria più efficace possibile per i prossimi quattro mesi, da settembre a dicembre. «Siamo stati sul posto nelle scorse settimane – continua fratel Mussi – per una missione di valutazione rapida dei bisogni nella zona di Adré, cittadina situata al confine con il Sudan, e in particolare nel nuovo campo di Métché, situato a una cinquantina di chilometri più a Sud. Al termine della visita, abbiamo deciso di intervenire in questo nuovo campo, dove le autorità prevedono di accogliere circa 150 mila nuovi rifugiati. Tra l’altro, al momento attuale, poche organizzazioni umanitarie hanno già deciso di intervenire in questa realtà».
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