Cina: la Via della Seta passa dall’Africa

Cina: la Via della Seta passa dall’Africa

Dal 4 al 6 settembre, Pechino ospita il Forum on China-Africa Cooperation (Focac), primo grande evento post-Covid nella capitale. Sempre più aziende cinesi hanno sviluppato partnership e collaborato con i governi e le imprese del continente asiatico. Una risposta alle politiche protezioniste di Bruxelles e Washington, ma anche per l’Africa vi è un rischio “dumping”

AsiaNews – In una fase di tagli delle importazioni di prodotti “green” made in China in Occidente, dall’Europa agli Stati Uniti, dove il mercato si presenta ormai saturo tanto che Washington e Bruxelles sembrano ripiegare su politiche protezioniste, Pechino guarda con crescente attenzione all’Africa. In questa prospettiva si inserisce un evento di primo piano, in calendario nella capitale dal 4 al 6 settembre prossimo e che vedrà l’intervento del presidente Xi Jinping e di diversi capi di Stato e di governo dal continente. All’insegna del motto “Joining hands to promote modernization”, il Forum on China-Africa Cooperation (Focac) in programma ogni tre anni rappresenta il primo, grande appuntamento fra il dragone e il continente dopo la pandemia di Covid-19 e le criticità economiche a essa collegate. E si inserisce in una fase di crescente rivalità geopolitica e di revisione del piano collegato alla “Belt and Road Initiative”, una nuova “Via della seta” con caratteristiche “verdi” e ridimensionato rispetto ai mega-progetti iniziali secondo lo slogan “piccolo è bello”.

La via “verde” della Seta

Illustrando l’evento Lin Jian, portavoce del Ministero cinese degli Esteri, ha sottolineato che «aprirà nuove prospettive per le relazioni Cina-Africa». Una di queste aree, secondo l’ambasciatore cinese in Sudafrica, Wu Peng, sarà «sostenerne lo sviluppo green». La partnership sempre più stretta tra le due realtà nel campo delle energie rinnovabili ha spinto lo stesso continente africano verso uno sviluppo, e quindi un futuro, più sostenibile, evidenziando come una collaborazione “Sud-Sud” possa rispondere meglio alle sfide globali. L’Africa, una delle regioni più vulnerabili ai cambiamenti climatici, deve affrontare l’urgente necessità di passare a un’economia verde e a basse emissioni di carbonio. Inoltre la dipendenza del continente dall’agricoltura, altamente suscettibile alle fluttuazioni climatiche, aumenta la sua vulnerabilità.

La Cina, con la sua vasta esperienza e le sue risorse, risulta essere un partner ideale per la transizione verde del continente e per il suo sviluppo. Leader nell’innovazione, nella produzione e nell’esportazione di prodotti per le energie rinnovabili, Pechino sta contribuendo a fornire energia pulita, affidabile e a prezzi accessibili alle regioni che ne hanno più bisogno. Mentre l’Africa sfrutta le sue risorse naturali e la Cina condivide la sua abilità tecnologica, la loro collaborazione risulta dunque essere più che vantaggiosa per entrambi, oltre che essenziale per un futuro sostenibile.

Negli ultimi anni, nell’ambito del Focac e dell’Iniziativa Belt and Road, sempre più aziende cinesi hanno sviluppato partnership e collaborato con i governi e le imprese africane per sviluppare progetti di energia rinnovabile, dall’idroelettrica a quella eolica, solare e geotermica. Nel nord-est del Kenya, Paese in cui l’87% dell’elettricità proviene da fonti rinnovabili, si trova la Garissa Solar Power Plant, che produce metà dell’energia solare complessiva. Dopo la messa in rete dell’impianto costruito in Cina, la produzione di energia solare del Kenya è passata da 7,44 milioni di kilowattora (kWh) al mese nel 2021 a una media di 30 milioni di kWh al mese nel 2023. E ancora, la centrale idroelettrica di Nyabarongo II, situata sul corso principale del fiume Nyabarongo alla confluenza delle province settentrionali e meridionali del Ruanda, è in fase di costruzione e dovrebbe essere completata nel 2027.

Sono quattro gli obiettivi delineati dalla leadership di Pechino, e che verranno ribaditi dal presidente Xi Jinping nel suo intervento, in occasione del Forum on China-Africa Cooperation: in primo luogo, la costruzione di una comunità Cina-Africa con un futuro condiviso che deve progredire a un “livello superiore”; secondo, un rafforzamento della “cooperazione reciprocamente vantaggiosa” fra le due realtà; il terzo punto riguarda il “coordinamento strategico”; infine, gli scambi di persone e culturali Cina-Africa dovrebbero ulteriormente espandersi toccando aree più ampie.

L’ombra del “dumping”

L’appuntamento dei primi di settembre a Pechino rappresenta un nuovo capitolo delle relazioni fra Cina e Africa, dopo il summit nella capitale del 2006, il vertice di Johannesburg del 2015 e il forum della Focac sempre a Pechino del 2018. È anche il più grande evento diplomatico che la Cina si appresta ad ospitare negli ultimi anni, con la più alta partecipazione di leader stranieri e la presente come “ospite speciale” del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.

Mentre molti Paesi africani – alcuni dei quali stanno affrontando crisi energetiche – sono ben felici di aprire le porte a Pechino con il suo contributo nella transizione verso le energie rinnovabili, non mancano certo alcuni elementi di criticità. Paul Nantulya, ricercatore associato dell’Africa Center for Strategic Studies di Washington, spiega che anche la Cina è pronta a trarre enormi benefici grazie all’apertura di nuovi mercati e alla presenza di nuovi acquirenti dei prodotti “green” ed elettrici. Secondo i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia, Pechino è il maggior produttore di batterie solari al mondo e nel 2023 ha rappresentato i tre quarti degli investimenti globali nella produzione di tecnologie verdi. Inoltre, ha prodotto più della metà dei veicoli elettrici venduti in tutto il mondo sempre lo scorso anno.

La sua leadership in questi settori ha portato a una crescente concorrenza con l’Occidente. Da qui la scelta degli Stati Uniti e dell’Unione europea di adottare politiche protezionistiche, aumentando le tariffe sui prodotti provenienti dalla Cina. Nel mirino veicoli elettrici, batterie, pannelli solari e minerali essenziali, con l’obiettivo di incrementare la propria produzione e creare nuovi posti di lavoro sul fronte interno. «Vediamo che i prodotti cinesi sono sempre più soggetti a restrizioni negli Stati Uniti e in Europa e credo che la Cina cercherà mercati alternativi in Africa», ha dichiarato a Voice of America (Voa) Cliff Mboya, analista del China Global South Project con sede a Pretoria.

L’Occidente è preoccupato per un possibile “dumping” (esportazione di merci a prezzi molto più bassi di quelli praticati sul mercato interno o su un altro mercato, o sotto costo) della Cina, che inonda i mercati esteri per smaltire il suo surplus commerciale globale. Secondo Mboya vi è un rischio analogo nel breve periodo anche per i governi e le nazioni africane. «Dovremmo anche essere in grado di negoziare e garantire – afferma – che non si verifichi il dumping di questi prodotti nel continente, perché abbiamo bisogno di creare occupazione per i nostri giovani e garantire la produzione di alcuni beni essenziali anche nel continente». Infine, oltre alla tecnologia verde analisti ed esperti prevedono che il Forum on China-Africa Cooperation si concentrerà anche su aree quali la modernizzazione agricola e il commercio, la tecnologia dell’informazione e la connettività, l’istruzione e la formazione.