Città d’Africa: non solo megalopoli

Città d’Africa: non solo megalopoli

Secondo una nuova ricerca dell’OCSE, non sono solo le magalopoli africane a crescere sempre più. Tanti altri centri urbani di medie dimensioni stanno emergendo e pongono una serie di interrogativi per lo sviluppo del continente

L’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha recentemente pubblicato un report sulle dinamiche dell’urbanizzazione in Africa. Se in anni passati si è voluto porre l’accento sulle megalopoli africane (Lagos, Nairobi, Johannesburg, ecc.), in questo report viene dedicato ampio spazio alla crescita delle città di medie dimensioni.

La ricerca è poi culminata con la creazione di un sito, Africapolis.org, in cui i risultati sono rappresentati attraverso mappe multimediali del continente africano. Continente che nell’immaginario comune è visto come monolitico, rurale e arretrato. Ma i dati ci riportano invece l’immagine di un continente in fermento, la cui urbanizzazione è così rapida da far arrancare i governi e le istituzioni.

Nei prossimi trent’anni infatti, la popolazione africana raddoppierà arrivando a 2 miliardi e mezzo di abitanti, ai quali sarà necessario aggiungere un milione di persone che saranno concentrate nei soli centri urbani. Il ruolo principale sarà svolto dalle città di piccole e medie dimensioni; già oggi quasi tutti gli agglomerati urbani hanno meno di 300.000 abitanti, e connettono le economie locali con i mercati internazionali.

Secondo il report dell’OCSE, l’urbanizzazione è stata così rapida che alcuni agglomerati non hanno nemmeno un nome e non appaiono nei documenti amministrativi per la diversità dei veri criteri nazionali nell’identificare i centri urbani. Per questo su Africapolis, gli agglomerati urbani sono definiti per mezzo di un criterio spaziale (deve esserci contiguità) e demografico (almeno 10.000 abitanti).

Se nel 1950 la popolazione africana era di soli 27 milioni di abitanti, nel 2015 era aumentata del 2.000% con 567 milioni. In soli 15 anni, tra il 2000 e il 2015, sono sorti 2.475 agglomerati, ponendo una forte pressione sula pianificazione urbana. Questi cambiamenti stanno proprio cambiando la geografia africana: le città costiere, eredità del periodo coloniale, stanno perdendo progressivamente importanza a discapito delle città nell’entroterra, facendo emergere la necessità nuove infrastrutture e potenziali competizioni tra città di uno stesso Paese che magari ha un’importante città costiera (per esempio Dakar), ma allo stesso tempo vede l’emergere di un’altra grande città all’interno (Touba, per restare in Senegal), possibile focolaio di dissenso politico.

Osservando poi questi centri su una cartina politica salta all’occhio la loro posizione lungo i confini: una popolazione di 42 milioni di persone (quasi come quella della Spagna) vive in queste città che distano tra di loro meno di 40 chilometri, poco importa se di mezzo c’è un confine statale. Alcune distano meno di 10 chilometri e una manciata ospitano più di un milioni di abitanti.

Se poi si pensa che la crescita delle città sia stato determinato dall’abbandono delle aree rurali, ecco che su Africapolis.org ci viene presentato l’esempio di Onitsha, in Nigeria, a confutare lo stereotipo. Se la città in sé è composta da 1,1 milioni di abitanti, l’intero agglomerato urbano che le sta intorno arriva fino a 8,5 milioni di persone, estendendosi su un’area che è 80 volte più grande del centro storico.

Onitsha illustra due caratteristiche dell’urbanizzazione africana: il rapido ritmo delle dinamiche di urbanizzazione – 15 anni fa non figurava nemmeno tra i primi 50 agglomerati più grandi – e la crescita dei centri abitati che guidano la formazione dei grandi agglomerati.

Onitsha è così emersa in una vasta area densamente popolata con diverse aree urbane storiche andando a inglobare altre città, tutte in fase di crescita ma di dimensione variabile. Tuttavia una condizione indispensabile per la formazione di Onitsha è stata l’altissima densità rurale nella periferia e nelle aree circostanti. Onitsha quindi, non è cresciuta grazie all’afflusso di popolazioni rurali, ma al contrario, si è sviluppata aumentando la densità della popolazione rurale negli insediamenti esistenti, che a loro volta sono cresciuti e si sono fusi in un unico agglomerato più grande una volta che la densità ha raggiunto una certa massa critica.

L’agglomerato urbano di Onitsha dovrebbe raggiungere i 25 milioni di abitanti entro il 2050 e potrebbe nel processo fondersi con altre città, formando una vasta area urbana di 50 milioni di abitanti. Onitsha non è un caso isolato in Africa e mette in evidenza la realtà urbana dell’Africa contemporanea. La sfida per i ricercatori, i responsabili politici e i cittadini è quella di concepire e progettare investimenti, servizi pubblici, strategie di pianificazione e quadri amministrativi che si adattino alla realtà di queste aree urbane.

Una possibile criticità per esempio riguarda proprio il conflitto tra spazio urbano e spazio per l’agricoltura: in aree come il Ruanda e il Burundi dove il territorio è già saturo e alcune aree sono inaccessibili per la protezione della fauna africana, potrebbero crearsi tensioni per una scarsità di risorse. È anche vero che l’urbanizzazione in altre parti del mondo, non riduce necessariamente le aree verdi e coltivabili, anzi, spesso i processi vanno di pari passo. D’altra parte non si può nemmeno dimenticare il peso che avranno sempre più i cambiamenti climatici.