Un centro di eccellenza cardiochirurgico nella foresta del Camerun. Qui adulti e bambini con patologie cardiache hanno l’opportunità unica di poter sopravvivere. Grazie anche a una rete di solidarietà
La strada per arrivarci è a dir poco sconnessa. Ma quello che si trova una volta giunti a Shisong è assolutamente sorprendente. Non solo perché questa località nel Nord-ovest del Camerun – divenuta di fatto un quartiere di Kumbo – si trova immersa in una bellissima foresta lussureggiante; ma soprattutto perché in questo angolo sperduto di mondo c’è uno dei migliori centri cardiochirurgici di tutta l’Africa. Certamente il migliore – nonché l’unico sino a poco tempo fa – di tutta la regione subsahariana occidentale del continente. Il Cardiac Center di Shisong è una perla non solo della sanità, ma anche della cooperazione e della solidarietà. Serve un bacino potenziale di 200 milioni di persone e dalla sua inaugurazione, nel novembre 2009, a oggi, ha eseguito oltre 1.500 interventi. Molti dei quali su bambini. Il tutto grazie alla determinazione delle suore terziarie francescane originarie di Bressanone e dei cappuccini lombardi presenti a Shisong; alle competenze dei membri dell’associazione Bambini cardiopatici nel mondo, legata a un ospedale di eccellenza per le cardiopatie che è il Policlinico di San Donato Milanese; e alla generosità dei volontari e dei benefattori dell’associazione Cuore Fratello Onlus. Insieme hanno realizzato il “Progetto Camerun” che porta avanti nella piccola Shisong una grande opera.
Visto da fuori, un centro altamente specializzato per le cure cardiopatiche in un posto così remoto potrebbe sembrare una follia. Eppure, proprio qui si sono create le condizioni per far nascere qualcosa di straordinario e che potesse durare nel tempo. «Siamo partiti da un bisogno locale e da uno stimolo che veniva da Shisong – spiega Roberto Fonda, membro del direttivo di Cuore Fratello e responsabile per il Camerun, dove si è recato una decina di volte -. Le suore terziarie, in Camerun dal lontano 1936, gestivano già un ottimo ospedale con circa 300 posti letto, il Saint Elizabeh Catholic General Hospital. Desideravano tenacemente avere anche un reparto di cardiochirurgia per dare una risposta ai molti pazienti con malattie cardiovascolari che sono grandemente diffuse in Africa».
D’altro canto, in questo come in molti altri casi, ci ha messo lo zampino anche la Provvidenza con un incontro che si è rivelato carico di conseguenze. «All’inizio degli anni Duemila – continua Fonda – don Claudio Maggioni, che è stato cappellano del Policlinico di San Donato Milanese dal 1997 al 2012 ed è presidente di Cuore Fratello, conosce il proprietario di una ferramenta proprio di fronte al nosocomio. È il fratello di un missionario cappuccino che si trova a Shisong, padre Angelo Pagano, che accompagnerà e motiverà l’avvio del progetto e tutta la sua realizzazione». È lui una delle anime di questa iniziativa; e lo è stato sino allo scorso anno quando è stato nominato amministratore apostolico di Harar, in Etiopia, dalla parte opposta dell’Africa. «Considerata l’importanza del problema – continua Fonda – i fondatori di “Progetto Camerun” si sono incontrati e hanno valutato la possibilità di fare a Shisong un centro specializzato. Conoscevamo l’ottimo lavoro che già facevano le suore, mentre i cappuccini hanno fatto un po’ da collante tra le tre realtà».
Con un enorme lavoro, nel giro di qualche anno, il Cardiac Center di Shisong si è organizzato e consolidato nel migliore dei modi, sia per quanto riguarda le strutture e le apparecchiature sia per l’altro aspetto fondamentale: le competenze medico-sanitarie. E questo grazie all’associazione Bambini cardiopatici nel mondo, fondata nel 1993 su iniziativa di un cardiochirurgo, il dottor Alessandro Frigiola del San Donato, e di un’anestesista rianimatrice, la dottoressa Silvia Cirri, dell’Istituto clinico Sant’Ambrogio di Milano, che hanno coinvolto persone di grande competenza. «Ogni anno realizzano tre missioni a Shisong – spiega Fonda – durante le quali operano dai 12 ai 15 bambini ciascuna». Durante il resto dell’anno, invece, sono i medici e lo staff locale, molti dei quali si sono specializzati a San Donato, a eseguire le operazioni, soprattutto sugli adulti. Attualmente l’équipe del Cardiac Center conta una novantina di persone nei vari ruoli; negli ultimi anni, sono stati supportati anche da missioni provenienti da Inghilterra, Germania e Belgio, oltre che da Milano e Roma.
«Noi, come associazione – spiega Roberto Fonda – sosteniamo solo i bambini cardiopatici, salvo casi particolari. Sino a oggi siamo riusciti a farne operare oltre 90, più i 123 che avevamo fatto venire in Italia prima che il Centro di Shisong fosse funzionante». Tutti loro non avrebbero avuto altra possibilità di sopravvivere. Molte famiglie vivono con rassegnazione le malattie cardiovascolari dei loro bambini. Sanno che per loro non c’è futuro. Perché in Africa non esistono centri specializzati, ma anche perché – in Camerun come altrove – non c’è un sistema sanitario nazionale che si fa carico delle spese. Che ovviamente, per questo tipo di interventi, sono ingenti e quasi nessuno può permettersele.
Cuore Fratello ha creato anche un’associazione-gemella sul posto, Brotherly Heart Cameroon, che opera in favore delle persone più svantaggiate che accedono al Cardiac Center. «Grazie alle donazioni – continua Fonda -, abbiamo potuto acquistare una casa, la Angela House, che prende il nome della sorella di don Claudio, prematuramente scomparsa per una cardiopatia».
E così questa grande sfida nel profondo del Camerun continua, nonostante le molte difficoltà e, ultimamente, nonostante le tensioni che stanno interessando questa zona anglofona del Paese, marginalizzata dal governo di Yaoundé. Ma a Shisong si continua a guardare al futuro – soprattutto dei bambini cardiopatici – con grande ottimismo e speranza.