La nuova moneta digitale annunciata da Facebook ha l’obiettivo dichiarato di attrarre le transazioni di chi possiede uno smartphone ma non un conto corrente bancario. E centinaia di milioni di questi potenziali clienti si trovano in Africa
Ha fatto scalpore in queste ore l’annuncio di Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, che – in accordo con una serie di grandi partner nel mondo dell’e-commerce – intende lanciare nel 2020 Libra, una moneta digitale che dovrebbe facilitare gli scambi di denaro direttamente attraverso le app. Obiettivo dichiarato dell’iniziativa – è stato detto – è quello di andare a intercettare quella fascia di potenziali clienti che possiedono uno smartphone ma non un proprio conto corrente bancario attraverso il quale poter fare acquisti on line. In proposito è circolato un dato secondo cui si tratterebbe di 1,7 miliardi di persone. Ma c’è una domanda che pochi si sono posti: dove abitano principalmente?
A dare una risposta è stato Quartz, un sito economico molto attento all’evoluzione delle nuove tecnologia, che ha dedicato un approfondimento a un tema specifico: che cosa può rappresentare la moneta di Facebook per l’Africa? L’articolo offre un quadro interessante. Le regioni in cui oggi Facebook e le altre App collegate come Wattsapp stanno crescendo di più sono l’Africa e l’Asia; ma sono anche le aree geografiche dove la redditività per singolo utente è più bassa: se negli Usa Facebook guadagna mediamente 30,12 dollari a utente e in Europa 9,55 dollari, in Asia e Africa questo dato scende a quota 1,89 dollari.
Ma proprio Libra potrebbe cambiare un po’ questa fotografia perché le potenzialità di redditività sono molto alte, soprattutto nell’Africa Subsahariana dove secondo Quartz la nuova criptovaluta potrebbe irrompere in maniera massiccia nel settore delle transazioni delle rimesse, un mercato che si avvia a superare la soglia dei 40 miliardi di dollari all’anno di denaro spostato. Fino ad oggi a sostituire i conti correnti bancari per questi movimenti di valuta è stata la rete dei Money Transfer, che però nell’Africa Subsahariana ha costi di commissione molto alti: in media per 200 dollari inviati 18,8 restano nelle mani dell’agenzia. La scommessa su cui Facebook sembra voler puntare è quella di offrire un’alternativa più veloce e meno costosa. Una strada del resto già percorsa con successo da altre startup locali, che però si troverebbero a quel punto a fare i conti con un concorrente globale.
Molto – conclude Quartz – si giocherà però sul modo in cui funzionerà davvero Libra, che per ora rimane ancora un semplice annuncio. Oltre che sulle regolamentazioni che i singoli Paesi proveranno ad adottare per non perdere il controllo (e la tassazione) sul flusso delle rimesse.