Scarsità di acqua e di cibo. Il bestiame che muore. I prezzi del riso, del mais e del sorgo lievitati del 30-40%. E ancora niente acqua. La siccità in Etiopia va avanti da giugno del 2015, con conseguenze sempre più drammatiche, racconta a Mondo e Missione Silvia Testi, responsabile dell’Ufficio Africa di Oxfam Italia.
Non piove da giugno del 2015. In Etiopia la siccità causata dal fenomeno meteorologico El Niño ha colpito in particolare le regioni orientali del Paese: la Somali region, l’Oromia, l’Afar. Secondo gli ultimi dati disponibili sono 10,2 milioni le persone senza cibo sufficiente. Ma secondo Oxfam, che opera in tutte e tre le regioni, altri 7,9 milioni di etiopi sono in situazione di povertà cronica. «La situazione è drammatica e non accenna a migliorare» afferma Silvia Testi, responsabile dell’Ufficio Africa di Oxfam Italia, che si sta coordinando con le organizzazioni gemelle di Oxfam America e Oxfam Uk nel portare aiuti alla popolazione.
Nel 2015 sono andati completamente falliti due raccolti a causa della mancanza di pioggia. La produzione agricola è crollata dal 50 al 90 per cento in alcune regioni e fallita completamente nelle zone orientali del paese. La siccità ha inoltre causato la perdita di centinaia di migliaia di capi di bestiame e per una popolazione come quella etiope che vive per l’80 per cento di allevamento e di agricoltura questo significa perdere ogni fonte di sussistenza.
«Il governo etiope si è impegnato molto per fronteggiare l’emergenza: ha stanziato 272 milioni di dollari nel 2015 e 109 milioni nel 2016» afferma la responsabile di Oxfam. «È stato fatto notare che questa cifra corrisponde all’intero bilancio dell’Etiopia nel 1984 , l’anno in cui ci fu la più terribile carestia di tutti i tempi, la fame che colpì la coscienza dell’Occidente».
Della carestia in corso si parla invece poco, secondo la responsabile di Oxfam. «È stato calcolato che servirebbero 1,4 miliardi di dollari per affrontare l’emergenza, ma finora la cifra stanziata dalla comunità internazionale corrisponde al 30 per cento del totale. Oxfam sta operando con fondi raccolti da donatori privati e finora siamo riusciti a portare aiuti a 160 mila persone. Ci siamo dati l’obiettivi di arrivare a una raccolta di 25 milioni di dollari entro giugno, mese in cui l’emergenza dovrebbe avere il suo apice secondo gli esperti. Con questi fondi abbiamo calcolato che saremmo in grado di aiutare 777 mila persone».
Gli interventi delle organizzazioni umanitarie vanno dal trasporto dell’acqua e del cibo per rispondere alle necessità della popolazione più colpita, alla riparazione dei pozzi, alla consegna di sacchi di cibo o di voucher per l’acquisto di beni alimentari sul mercato locale. «I prezzi del riso, del mais e del sorgo sono aumentati sensibilmente dall’inizio della crisi, di circa il 30-40 per cento nell’ultimo anno» afferma Testi. «Nelle zone dove ci sono infrastrutture sanitarie, il governo sta usando gli ambulatori medici come punti di rifornimento per assistere la popolazione e distribuire razioni di riso e mais».
Il governo italiano ha stanziato un milione di euro per interventi nel settore della sicurezza alimentare in Etiopia tramite l’operato di FAO e World Food Program e aperto un bando di 500 mila euro destinato alle organizzazioni non governative che operano nelle regioni colpite dalla siccità. «Abbiamo chiesto al governo di mantenere alta l’attenzione. È necessario supportare i Paesi più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici rafforzando la loro capacità di far fronte alle emergenze».