Assediata dai miliziani del movimento M23, la città di Goma, nell’Est del Congo, deve far fronte a una situazione umanitaria gravissima con più di 1 milione 600 mila sfollati accampati nei dintorni. Intanto, si allontana la verità sull’omicidio dell’ambasciatore Attanasio, del carabiniere Iacovacci e del loro autista uccisi in quella zona tre anni fa
Continua ad aggravarsi il conflitto nell’Est della Repubblica Democratica del Congo, dove il movimento armato M23 (sostenuto dal Ruanda) ha occupato diversi territori della provincia del Nord Kivu, ricchi di risorse minerarie, costringendo milioni di persone a lasciare le loro case. Dopo le elezioni presidenziali tenutesi a dicembre 2023, il conflitto si è ulteriormente inasprito e il numero degli sfollati continua ad aumentare: secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) sono 1 milione 658 mila quelli accampati a ridosso di Goma, mentre l’M23 si avvicina sempre più minacciosamente a questa città, dove venerdì 16 ottobre è stato colpito anche l’aeroporto.
«Seguo con preoccupazione l’aumento delle violenze nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo – ha detto il Papa Francesco domenica all’Angelus -. Mi unisco all’invito dei vescovi a pregare per la pace, auspicando la cessazione degli scontri e la ricerca di un dialogo sincero e costruttivo».
L’arcivescovo di Kinshasa, il cardinale Fridolin Ambongo, in occasione della Messa per la pace celebrata sabato 24 febbraio nella chiesa di Notre Dame du Congo, aveva denunciato le condizioni in cui i civili congolesi sono costretti a vivere a causa degli interessi economici che continuano ad alimentare il conflitto: «Aggressori e multinazionali si alleano per saccheggiare tutte le ricchezze del Congo, a scapito della dignità dei pacifici cittadini congolesi, creati a immagine e somiglianza di Dio. Quanto andrà avanti questa indifferenza? Quanto proseguirà la banalizzazione della vita umana? Sono convinto che per far tornare la pace in Congo è necessario che finisca la violazione dell’integrità territoriale del nostro Paese e lo sfrontato saccheggio delle sue risorse naturali».
Domenica 25 febbraio è stata colpita anche la città di Sake, a circa 27 chilometri da Goma, dove gran parte della popolazione ha cercato (e sta ancora cercando) rifugio. Molte delle persone in fuga erano già sfollate da altre città, e sono quindi state costrette a un secondo “esodo”, durante il quale spesso subiscono violenze e sono esposte a al rischio di contrarre malattie ed epidemie, vista anche la mancanza di acqua potabile e altri beni di prima necessità. La situazione preoccupa molto anche perché la controversa e contestata missione dell’Onu (Monusco) è destinata a terminare a fine del dicembre 2024.
Quale verità per Luca Attanasio?
Negli stessi giorni in cui si riesplodeva il conflitto in Nord Kivu, veniva commemorato l’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso il 22 febbraio 2021, proprio vicino a Goma, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo. Ancora oggi è poco chiaro cosa sia realmente accaduto, nonostante siano stati arrestati e condannati all’ergastolo sei presunti responsabili.
Tuttavia, i due dirigenti del Pam, Rocco Leone e Mansour Rwagaza, sopravvissuti all’attentato, non verranno invece processati. E mentre la posizione di Rwagaza è stata stralciata perché risulta irreperibile, il Gup del tribunale di Roma ha emanato, lo scorso 13 febbraio, una sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Leone a cui è stata riconosciuta l’immunità cui hanno diritto i dipendenti dell’Onu. Delusione e sconcerto da parte delle famiglie di Attanasio e Iacovacci, anche per il fatto che lo Stato italiano non si è costituito come parte civile.
Foto: Mutuhimana Godence, 38 anni, e il suo bambino Alliance in un campo per sfollati interni a Rusayo, provincia del Nord Kivu, in Repubblica Democratica del Congo. ©UNHCR/Blaise Sanyila