La chiesa cattolica, affidata ai missionari scalabriniani, è tra i pochi edifici “sopravvissuti” all’abbattimento del quartiere multietnico di Città del Capo. Recentemente è stata riconosciuta patrimonio nazionale del Sudafrica
Costruita nel 1916, la chiesa cattolica di Holy Cross (Santa Croce) è uno dei pochi edifici sopravvissuti alla distruzione del District Six di Città del Capo e alla conseguente deportazione di circa 60 mila suoi abitanti. Il regime dell’apartheid, infatti, mal tollerava la presenza di persone di diverse origini, nazionalità, culture, religioni, spesso “mischiate” tra di loro. Il District Six, infatti, era un quartiere multietnico dove vivevano mercanti e artigiani, operai e marinai, schiavi liberati e moltissimi immigrati di varie provenienze. C’erano pure gli italiani che a questa chiesa erano e sono molto legati. Il crocifisso sopra il tabernacolo porta una dedica del 1921. Attualmente sono circa 12 mila gli italiani che vivono a Città del Capo e molti di loro continuano a trovare in questa chiesa un punto di riferimento. Dal 1994 è stata affidata ai missionari scalabriniani.
Dall’anno scorso, inoltre, Holy Cross è stata riconosciuta, insieme ad altri sette siti “sopravvissuti” nel District Six, come “patrimonio nazionale” dalla South African Heritage Resources Agency. Si tratta dei cosiddetti Seven Steps (i Sette Gradini), della Moravian Chaptel e del cimitero ebraico. Inoltre, sono state riconosciute due scuole, la Trafalgar High School e la Harold Cressy School – primi istituti secondari e universitari pubblici per persone “di colore” – e due moschee: la Muir Street Masjid, costruita da immigrati indiani del Gujarat, e la Al-Azhar Mosque, fondata nel 1887.