A dieci anni dalla scomparsa, la famiglia e il Pime ricordano padre Giovanni De Franceschi, deceduto improvvisamente il 1° maggio 2014, in Costa d’Avorio. Sua una raccolta di oltre 1.700 proverbi del popolo baulé
Il suo ricordo è sempre vivo nel cuore di chi l’ha conosciuto: dal 1975 al 2014 padre Giovanni è stato missionario in terra ivoriana, con brevi intervalli trascorsi in Italia. In suo ricordo è stato pubblicato anche un libro che raccoglie una selezione di cento proverbi baulé degli oltre 1.700 che aveva pazientemente raccolto.
«L’inculturazione per me è una questione d’amore – scriveva padre Giovanni – perché “si vede bene solo col cuore”, come diceva il Piccolo Principe. Significa amare la propria natia cultura anzitutto, e amare la cultura del popolo cui si è inviati che, per me, è stato il popolo baulè. L’amore mi ha portato ad avere occhi nuovi con cui accostarmi alla loro cultura. Ho cercato di “farmi uno” con i baulè, e “di farmi tutto a tutti”, come ci suggerisce san Paolo. E il primo passo è stato farmi loro discepolo per entrare nella loro anima, imparandone innanzitutto la lingua».
Ecco il ricordo della sorella, suor Valentina:
«Persona umile, semplice, riservata, paziente. A dieci anni dall’improvvisa scomparsa, ritornano alla mente le parole di padre Giovanni, le sue omelie, le sue raccomandazioni nelle varie circostanze delle feste o di anniversari che non mancavano mai.
Grande era il suo desiderio che l’amore e l’unità fossero vissuti in sintonia con le parole di Gesù: “Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come Io ho amato voi” (Gv 15,12). “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi” (Gv 15,9). Ha saputo tessere relazioni con tutti: con i cristiani, i mussulmani, i poveri e le persone di cultura.
Tra i suoi tanti scritti ricordiamo la raccolta di quasi 1.700 proverbi in lingua baulè (100 dei quali tradotti postumi anche in italiano in sua memoria) e i passi biblici utilizzati nella liturgia per rendere più facile e comprensibile la Parola di Dio. Si è immedesimato nello spirito e nel corpo del popolo baulé da lui tanto amato ma, soprattutto, benedetto da Dio. Tutto questo si comprende leggendo l’ultimo libro da lui scritto: “L’Africa che amo”.
Ha costruito una chiesa dedicata a san Antonio da Padova ed altre strutture di accoglienza e ritrovo dei cristiani, ha donato la vita per i suoi fratelli africani ed ora è sepolto in terra ivoriana. Dal Cielo sicuramente continua ad amarci e a proteggerci. Dio Padre, nella sua bontà, lo ricompensi per tutto il bene che ha operato in mezzo a noi.