Con la sua forza di volontà Willbointche è fuggita a un destino già segnato per lei. Si è laureata in diritto e ora difende le ragazze che fuggono dal matrimonio forzato.
Willbointche (in lingua balanta significa “cosa bella”) è una ragazzina che frequentava la nostra scuola elementare in un villaggio della Guinea Bissau.
All’età di sei anni, la famiglia l’aveva già promessa in sposa a un uomo molto più vecchio di lei, che aveva già due mogli. La bambina non voleva accettare quell’imposizione e ogni volta che veniva chiamata per dare un segnale di accettazione si rifiutava, nonostante il papà e lo zio insistessero perché avevano già stipulato il contratto con lo sposo.
Ero andata a trovare la famiglia per chiedere di lasciarle finire la scuola prima di darla in matrimonio. Avevano accettato e così Willbointche era riuscita a terminare la classe sesta, che corrisponde alle nostre medie. Un giorno che ero andata a visitare la scuola, la ragazzina mi aveva chiesto un passaggio per andare in città. Era vestita in modo moderno, con jeans e capelli ben sistemati. Allora le ho detto: «Io ti porto in città, ma poi per tornare non ci sono più mezzi di trasporto». E lei mi risponde: «No, io non torno più, non voglio sposare quell’uomo». Sono rimasta senza parole, ma non potevo lasciarla lì.
Per anni l’ho persa di vista e non ne ho saputo più nulla. Finché qualche tempo fa ho partecipato a un incontro con varie organizzazioni presenti in Guinea. A un certo punto mi si avvicina una ragazza ben vestita con uno stile elegante e mi chiede se mi ricordavo di lei. Era impossibile riconoscerla. Allora mi ha detto che era Willbointche.
Dal giorno in cui l’ho portata in città ha continuato a studiare ed è arrivata a laurearsi in diritto. E ora difende le ragazze che fuggono dal matrimonio forzato. La famiglia adesso è orgogliosa di lei. E io l’ho abbracciata felice e meravigliata. Ecco un esempio positivo di come tradizione e modernità possano positivamente stare insieme.