ERMONDADE
È bello vedere i piccoli, che riescono a malapena a stare in piedi, muovere i loro corpicini al suono di qualsiasi canzone, senza timore di cadere
Una delle caratteristiche principali di un guineano è la passione per la musica e la danza: più di quella di noi brasiliani per il calcio e di quella degli italiani per la pasta!
È bello vedere i piccoli, che riescono a malapena a stare in piedi, muovere i loro corpicini al suono di qualsiasi canzone, senza timore di cadere, e che appena crescono un po’ dimostrano subito un’abilità quasi innata nel lanciarsi in bellissime danze tipiche di questa zona. A Carnevale, in occasione delle varie feste nazionali e regionali e in numerose altre manifestazioni, ogni etnia è orgogliosa di presentare i propri balli tipici, con musiche e coreografie composte appositamente. La creatività non manca nel confezionare i costumi: ci sono alcuni abiti fatti di paglia secca, piume di uccelli, bellissime e colorate stoffe africane, mentre i corpi stessi sono dipinti di olio di palma, talco, colori naturali. È uno spettacolo unico.
L’orgoglio per la musica locale è molto forte. Attraverso di essa si può conoscere molto della cultura di questa gente, visto che la maggior parte delle canzoni è incentrata sulla realtà tradizionale, sociale, etnica e geografica del Paese. Questi ritmi sono parte integrante della vita di un guineano: è normale vedere bambini, giovani e anche adulti camminare per le strade con in mano radio, cellulare o altoparlanti da cui si diffondono le canzoni, da ascoltare e condividere con i passanti. E visto che non stare in compagnia – anche per un breve periodo di tempo – qui rappresenta una grande difficoltà, in questo momento di distanza forzata a causa della pandemia la musica diventa una grande alleata.
Ricordo il primo Natale che ho trascorso in Guinea-Bissau nel 2014: io e padre Davide Simionato eravamo nell’isola di Orango, nell’arcipelago delle Bijagos. Il giorno di Natale, nel tardo pomeriggio, abbiamo organizzato alcuni giochi con i bambini e presto è iniziata una vera festa, con una semplice scenetta della nascita di Gesù e con danze e canti tradizionali. Gli adolescenti mi hanno omaggiato ballando e cantando una canzone che diceva: «Uomo di cuore povero, ma ricco dell’amore di Cristo: padre Célo». Sono rimasto sorpreso e commosso. Tutti ballavano: ragazzi e ragazze, bambini e anziani, illuminati soltanto dalla luce della luna e da una piccola lampada che padre Davide aveva sistemato di fronte alla chiesa. Un momento di assoluta semplicità, ma che mi ha arricchito e che ancora, se ci penso, mi riempie di gioia.