Molti giovani artisti africani si stanno imponendo sempre di più anche sulla scena internazionale
Ormai, non è più semplicemente una questione di opere d’arte “tribale” (un tempo denominate, non senza un certo disprezzo, “arte negra”) che fanno “esplodere” le aste europee con prezzi da fare invidia a Picasso o Gauguin (come la maschera baoulé della Costa d’Avorio, venduta lo scorso giugno a Parigi per la cifra record di 5,4 milioni di euro).
Oggi il lavoro di pittori, scultori, fotografi e performer africani si inserisce in una dimensione estetica più universale. Qualcuno di questi artisti viene dalla strada, altri hanno frequentato le accademie di belle arti nei vari Paesi africani. Molti si sono imposti come vere star dell’arte (africana) contemporanea.
È quello che è emerso con evidenza in questi ultimi mesi. Solo a Parigi, sono state numerose le mostre che hanno avuto a tema l’arte dell’Africa o che hanno avuto “ospiti” artisti africani. Un esempio è la mostra “Lumières d’Afrique”, organizzata a margine del vertice sul clima COP21.
Cinquantaquattro artisti africani, ovvero uno per ogni Paese del continente, hanno potuto esporre ciascuno una propria opera presso il Palais de Chaillot, nel centro di Parigi. Questo stesso edificio ospita anche il Musée de l’Homme, riaperto lo scorso 17 ottobre dopo sei anni di chiusura. Uno degli oggetti più “iconici” della nuova collezione permanente è un simbolo dei trasporti urbani di Dakar in Senegal: il “car rapide”. E per la riapertura di questo spazio museale dedicato dell’etnologia, è stato invitato un artista camerunese Pascale Marthine Tayou.
A poca distanza, la Fondation Cartier accoglie sino al 10 gennaio la mostra “Beauté du Congo “, sottotitolata in lingala “Kongo kitoko”. Una retrospettiva dell’arte della Repubblica Democratica del Congo dal 1926 a oggi.
Altro Paese, altra location, in Spagna, il Museo Guggenheim di Bilbao ospita, dal 30 ottobre al 21 febbraio, la mostra Making Africa. A continent of contemporary design Oggetti, mobili, illustrazioni, moda, architettura, urbanistica, arte, artigianato, cinema, fotografia, senza contare l’approccio digitale e analogico. Per capire come sta cambiando il mondo contemporaneo e, soprattutto, come il design consente o, addirittura, accelera questa trasformazione, si dovrebbe rivolgere lo sguardo qui. O, più in generale, a Sud e specialmente in Africa, dove questa evoluzione è ancora più evidente. Questo sviluppo è portato avanti a tambur battente da una nuova generazione di pensatori e creativi, le cui proposte multidisciplinari rappresentano soluzioni innovative non solo per il continente ma per il mondo intero e sconvolgono la nostra concezione tradizionale del design.
Questo nuovo slancio dell’arte contemporanea africana non riguarda solo gli artisti. Altri africani si stanno affermando in diversi ambiti. Il nigeriano Okwui Enwezo è stato il direttore dell’edizione 2015 della Biennale di Venezia. La marocchina Touria El Glaoui, figlia del pittore Hassan El Glaoui, ha creato nel 2013 la collezione “1:54” (1 per l’unità e 54 come i Paesi africani) che riunisce opere di artisti africani che espone nelle grandi metropoli del mondo come Londra e New York. Le Biennali di Dakar e Marrakech sono luoghi di incontro tra artisti e collezionisti africani, mentre da Johannesburg a Nairobi numerose gallerie permettono agli amanti dell’arte di avere accesso a opere di artisti del continente. In questo modo l’arte sta diventando sempre di più anche un motore di sviluppo economico e sociale oltre che culturale. MM