Padre Piero Masolo si trova da tre anni ad Algeri dove è impegnato in molte attività e servizi. Tra questi, la biblioteca della Casbah
Dallo scorso gennaio, il vescovo Paul Desfarges, amministratore apostolico di Algeri, mi ha nominato corresponsabile della biblioteca di Ben Cheneb, insieme a suor Veronica, una religiosa agostiniana cilena.
E così, oltre a insegnare inglese due volte alla settimana, mi occupo soprattutto di arricchire l’équipe: ed è una sfida interculturale molto interessante, perché alle due bibliotecarie algerine si è aggiunta una volontaria francese, Marion, che è qui per un anno. Abbiamo 110 liceali iscritti e vogliamo rilanciare le attività, soprattutto il doposcuola. È un’ottima possibilità di entrare in contatto con giovani algerini provenienti dai quartieri popolari.
Il tutto sulle orme dei due martiri, frère Henri Vergès , marista, e soeur Paul Hélène de Saint Raymond, assunzionista, che sono stati uccisi qui nel 1994, mentre accoglievano i ragazzi esattamente come facciamo noi. Per cui il rilancio è a 360 gradi: nella creazione di un’équipe “mista”; nel tornare ad essere incisivi nell’educazione delle nuove generazioni (il 46% degli algerini ha meno di 45 anni); nel rilanciare una presenza significativa di Chiesa immersa nella “periferia”; e nel valorizzare un patrimonio artistico e architettonico. La biblioteca infatti si trova in una splendida dar (casa), costruita tra il 1850 e il 1860 da una famiglia ebraica in stile neo-moresco.
La biblioteca è situata nella vecchia medina ottomana, la Casbah, che significa la “Cittadella”. Un luogo che conserva la sua bellezza e il suo fascino, dal mare alle terrazze, lungo un dedalo di vicoli e scalette che si aprono su scorci incantevoli. Purtroppo, però, anche se la Casbah è stata riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, oggi cade in gran parte in rovina. Dietro a muri e portali chiusi, veri e propri gioielli di architettura moresca muoiono lentamente per mancanza di manutenzione e di un serio supporto sia pubblico che privato. Vi abitano famiglie di umile condizione. La Casbah, infatti, è un quartiere popolare, dove vivono quasi 70 mila persone con un’incredibile densità abitativa (1.043 abitanti per chilometro quadrato).
La casa di rue Ben Cheneb, dove ha sede la biblioteca, appartiene alla diocesi di Algeri dal 1923. La biblioteca, particolarmente dedicata alla gioventù del quartiere, è stata creata nel 1958, con la presenza di una comunità di Padri Bianchi. I Fratelli maristi ne hanno poi assunto la gestione, che è stata interrotta nel 1994, a causa dell’assassinio di Henri Vergès e di Paul Hélène. Tre anni dopo, il servizio è ripreso un po’ alla volta. La biblioteca è stata realizzata su un piano, con otto stanze, che permettono sia lo studio individuale che in gruppo. Sono state poi create due classi per i corsi di sostegno di francese, inglese, matematica e fisica, tenuti da volontari.
Nei pressi della biblioteca si trovano numerose scuole superiori, da cui proviene la maggior parte dei nostri giovani. L’apertura è dal sabato al giovedì – qui il venerdì è festivo – dalle 9 alle 17.00. Questo ci permette di accogliere non solo gli studenti, ma anche diversi accademici della zona, alcuni lettori e altri giovani che stanno studiando per corrispondenza, oltre ai turisti che visitano la Casbah. I giovani vengono sia da qui che dai vicini quartieri di Bab el Oued e Wadi Qoraiche, e la maggior parte frequenta le scuole superiori. Durante gli esami o in vista del baccalaureato, il loro numero in genere aumenta. Arrivano grazie alla pubblicità che loro stessi fanno tra i compagni. Quando si registrano, i giovani riempiono una scheda, che ci permette di identificare i casi bisognosi, che cerchiamo di aiutare facendoli accedere gratuitamente sia alla biblioteca che ai corsi di sostegno.
Inoltre, proponiamo incontri su temi legati alla Casbah, alla sua storia e alla sua cultura… In questo modo, vorremmo dare il nostro contributo al mantenimento della vecchia medina, unendoci alla lotta silenziosa e perseverante di diverse associazioni e dei nostri vicini. Vorremmo che i giovani di qui conoscessero la loro storia e il loro patrimonio e si sentissero anche loro chiamati a salvaguardare questo tesoro architettonico. Affinché veramente sia patrimonio dell’umanità. Quindi, vi aspettiamo tutti. Benvenuti! Marhbabikum!