Da Castel Volturno, uno spettacolo di musica, poesia, cinema e letteratura i cui protagonisti sono giovani immigrati che raccontano in prima persona perché hanno lasciato la loro terra, gli affetti, le famiglie. Un’iniziativa dell’Associazione Black and White, ora disponibile anche on line
«Per me che sono nata in Marocco condividere questa esperienza, con ragazzi e ragazze provenienti dal cuore dell’Africa, ha contribuito ancora di più a rafforzare l’idea che le differenze di etnie, culture, religioni rappresentano una ricchezza per tutti». La poetessa Dalila Hiaoui è una delle promotrici di quell’affresco di umanità che è “Mare mostrum”, un racconto musicale capace di narrare la vita di chi approda sulle coste italiane. «Sono contenta perché la mia voce si è unita a quella dei ragazzi provenienti da Paesi che lottano per uscire dalla fame, dalla miseria e dalle guerre che sconvolgono e offendono la vita. Troppo odio, razzismo, guerre stanno infiammando la nostra madre terra», afferma l’artista marocchina.
Dalia Hiaoui è coautrice del testo di “Mare mostrum”, piéces ispirata alla storia dei popoli del Sud del mondo che propone un racconto tra musica, poesia, cinema e letteratura. Uno spettacolo i cui protagonisti sono giovani immigrati che spiegano perché hanno lasciato la loro terra, gli affetti, le famiglie, come hanno camminato nel deserto dove hanno visto morire di fame, sete e stenti i loro amici e la dura esperienza della prigionia, con le sue torture e le sofferenze.
Dalia si è immersa in questa avventura con tutta l’anima e il corpo, insieme all’Associazione Black and White di Castel Volturno e a padre Daniele Moschetti, missionario comboniano impegnato in una delle aree più complicate d’Italia, nel casertano, dove spesso la convivenza tra italiani e migranti, non è facile. Fuggire dalla fame, dalla sete, dalla miseria è un desiderio di tutti, un obbligo per tutti coloro a cui è negata la vita, un inno che emerge dai canti e dalle vite dei protagonisti dello spettacolo.
«Per chi lavora con il teatro affrontare un nuovo lavoro è sempre un’emozione perché ti mette di fronte a fatti e situazioni a volte molto distanti dal tuo modo di vivere», spiega Salvatore Nappa, il regista di un lavoro che sta girando per il Mezzogiorno facendo scoprire verità sconosciute a chi non conosce davvero storie e drammi del mondo dei migranti. «”Mare mostrum” – continua – è stata un’avventura che mi ha permesso di entrare non solo in un mondo a me sconosciuto, ma di condividere la vita con tanti ragazzi venuti sulle sponde del Mediterraneo con il cuore pieno di speranze. Mettere in scena questo lavoro quale è stata un’avventura in tutti i sensi. Ragazzi e ragazze della Nigeria, del Camerun, del Ghana, del Togo, mi hanno fatto conoscere tanti aspetti dell’Africa».
Un’esperienza unica che ha fatto intrecciare più di 5 lingue e dialetti. “In Nigeria come in Camerun si parlano 15 lingue diverse. Una Babele – spiega il regista – ma nonostante tutto è stata ed è un’esperienza bellissima che mi auguro di portare avanti ancora per molto tempo”.
La musica, il teatro, la danza africana in un messaggio sconvolgente ma anche a tal punto affascinante da far sì che la passione per l’Africa in molti dei partecipanti italiani (regista compreso) sia cresciuta. L’opera teatrale ha presentato le ricchezze di un continente, un contesto che non è solo portatore di miserie, di fame, di drammi come spesso viene presentato dai mass-media, ma è soprattutto un insieme di grandi valori, storia, cultura. «E noi questi valori vogliamo portare avanti per dare all’Africa quello che è dell’Africa e creare un ponte tra la nostra cultura e quella di un Paese diverso», conclude Salvatore Nappa.