Dall’Algeria suor Marta Arosio, delle Missionarie dell’Immacolata sulla coincidenza tra la festa musulmana della nascita del Profeta Mohammed e il Natale: «Certo che queste due feste e questi due personaggi non hanno lo stesso significato né occupano lo stesso posto nelle nostre rispettive religioni, ma è bello che proprio quest’anno questi due eventi possano unirci»
In queste ore – proprio alla viglia del Natale – i musulmani celebrano il Mawlid, la ricorrenza della nascita del profeta Mohammed. In alcuni Paesi come l’Italia la festa è oggi, in altri domani. Si tratta di un evento raro: l’ultima volta questa coincidenza era capitata 457 anni fa. Ed è naturale che, nel clima di oggi, in molti abbiano sottolineato la circostanza, leggendovi dentro un invito alla pace. Ma la coincidenza tra i calendari diventa significativa solo partire dalla disponibilità a incontrarsi nella vita. Come racconta molto bene in questa lettera natalizia suor Marta Arosio, Missionaria dell’Immacolata in Algeria.
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Carissimi tutti, famigliari, amici, parrocchiani, compagni di strada…
è da tempo che non vi mando mie notizie e credo che il Natale sia proprio una bella occasione.
Natale, festa della Famiglia umana, di coloro che sono Fratelli e Sorelle grazie a quel piccolo nato nella notte di Betlemme, venuto dal Seno del Padre e di Maria, sceso in un ventre terreno fatto di fango e Spirito, che feconda e genera Vita. È ancora possibile questa vita, oggi? È ancora possibile che questo Figlio del Cielo e della Terra venga ad abitare in mezzo a noi? E chi è questo Figlio che ci viene donato oggi?
Gli eventi di questi ultimi tempi ci mettono nel cuore un sentimento di attesa non vero, non dolce, non sereno, non vegliardo. Un’attesa che talvolta prende il nome di paura, angoscia, inquietudine, disperazione, terrore. Un’attesa che ci fa chiudere gli occhi e il cuore all’Incontro, all’Accoglienza, che ci fa chiudere le orecchie alla Buona Notizia che viene e che, nonostante tutto, abita il nostro oggi, come lo abitava ieri, che ci fa chiudere le mani in pugni pronti ad essere scagliati contro il possibile nemico che non vediamo, che non possiamo controllare, che chiude il nostro spirito alla riflessione, paralizzandolo di fronte a ciò che è sconosciuto.
Qualcuno mi ha chiesto di dire qualcosa, ho aspettato… forse anch’io sono in fondo presa da questo sentimento che, in modo strano ci accomuna, mi ha chiesto di dire qualcosa, di parlare di ciò che succede qui, delle relazioni che abbiamo tra uomini e donne in cerca di Dio, perché è questo che siamo nel più profondo di noi stessi, non altro. Semplicemente questo: cercatori e cercatrici di Dio.
Così ci siamo definite io e L., una donna conosciuta in un momento difficile della sua vita. Ci siamo ritrovate ad affrontare momenti duri, a piangere e pregare fianco a fianco per la sua mamma morta qualche tempo fa, nella miseria della vita. Lei mi ha detto: “Vedi, alla fine non conta se siamo ricchi o poveri, alla fine ritorniamo tutti alla stessa terra, siamo tutti uguali davanti a Dio e ritorniamo a lui per ciò che siamo: esseri umani”.
Così ci definiamo insieme ai nostri amici sufi che stanno portando avanti una coraggiosa e pacifica “battaglia” per il “Vivere insieme” per istituire una Giornata mondiale del “Vivre Enseble” perché tutta l’umanità è chiamata a questa unità nella differenza di credo, di religione, di cultura…
Così mi definisco io in questa terra promessa d’Algeria, dove ogni giorno di più cerco segni interiori ed esteriori di quel Dio conosciuto fin dalla mia infanzia e che fatico a riconoscere qui, dove nulla e nessuno mi parla di Lui come Gesù, come Padre, Figlio, Spirito; ma dove lo sento tremendamente presente e in cerca, Lui stesso, degli uomini e delle donne di questa terra, di questo tempo, di me.
Che Parola dire, allora, se non quelle che Dio stesso ci ha insegnato con il suo esempio e la sua vita?
Accogliere, Donare, Perdonare, avere Fiducia, andare Incontro, Aprire occhi, cuore, mani, Camminare Insieme, “Non Temere”, “Amarsi gli uni gli altri come Lui ci ha amati”, nella consapevolezza che, tra tutti quelli che amiamo, ci potrebbe essere anche il traditore… questa è la gratuità dell’amore fino alla fine. Non importa se colui che incontrerò per strada si chiama Christian o Mohammed, Lui è Gesù che viene e chiede di essere accolto, e se cedo alla paura, all’angoscia, al terrore di questo incontro, non faccio altro che cedere alle tenebre che, ahimè, abitano il mondo e che vogliono oscurare anche i nostri cuori e questo Natale (come ci racconta il prologo di Gv).
La sera del 24 dicembre quest’anno ci saranno due grandi feste, il Natale di Gesù e il natale del profeta Mohammed (festa del Mouloud Ennabawi o Mawlid), profeta per i nostri fratelli musulmani, una coincidenza che capita ogni 457 anni!! Gesù e Mohammed «due raggi di luce rivelati all’umanità »(Shir K. Bentounes). Certo che queste due feste e questi due personaggi non hanno lo stesso significato né occupano lo stesso posto nelle nostre rispettive religioni, ma è bello che proprio quest’anno questi due eventi possano unirci ed essere motivo di speranza e segno di pace per tutti.
Che il messaggio di pace e fraternità che queste due eventi portano in sé (perché islam è anche e soprattutto questo) possano trovarci tutti attenti cercatori di Dio, vegliardi non pronti a rifiutare e respingere, ma in trepidante attesa la Sua venuta.
E che Gesù, Vero Maestro e Volto del Padre, ci ritrovi tutti, lì dove siamo, e ci conduca nell’Amore a condividere la gratuità del Suo dono.
Un caro abbraccio a tutti voi con il ringraziamento sincero per le vostre preghiere, che so non mancano mai, il vostro aiuto nell’amicizia, nella vicinanza e nella concreta condivisione.
Buon Natale!
E che il nuovo anno ci scopra pronti ad essere costruttori e artigiani di pace!
Il Signore ci benedica tutti!
Suor Marta Arosio