Da vent’anni l’oasi storica di Tafilelt nel deserto algerino si è trasformata in un villaggio eco-compatibile. Con pannelli solari, raccolta differenziata e parco naturalistico, l’eco-city del Sahara è ora un modello di città all’avanguardia per l’intero continente africano.
Nel bel mezzo del deserto algerino, sui tetti delle case di gesso, spuntano pannelli solari. Non è un miraggio ma un’oasi storica che negli ultimi anni si è trasformata nel primo villaggio eco-compatibile del Sahara. Costruita in mezzo alle dune, la comunità di Tafilelt è un vero e proprio «fiore» all’occhiello di una regione i cui insediamenti risalenti all’XI secolo figurano tra i siti patrimonio dell’Unesco.
L’oasi algerina di Tafilelt (o Tafilalt) sorge nella valle meridionale dello M’zab che conserva tuttora moltissime architetture originali medievali. Proprio dall’esigenza di conservare questo patrimonio storico nasce diciotto anni fa l’idea della fondazione Amidoul, un’organizzazione algerina no-profit, che decide di lanciare un progetto Tafilelt per salvare le abitazioni storiche della valle che all’epoca rischiavano di essere sommerse dalla crescita selvaggia delle palme e di essere quindi abbandonate definitivamente.
In particolare è il presidente dell’associazione Amidoul e medico del villaggio Agmed Hud a farsi promotore dell’operazione e in poco tempo, sistemando le case storiche e vendendole alla classe media, l’oasi di Tafilelt rinasce. Ma non basta: presto il restauro delle ex abitazioni di beduini si trasforma in un modernissimo progetto di una città ecologica e solidale.
Le 1050 case del villaggio infatti sono costruite secondo lo stile mozabita nella tradizionale forma di pietre e gesso; ma la gestione delle risorse energetiche e d’amministrazione domestica è ultratecnologica, in linea con i progetti sostenibili e le iniziative verdi che si stanno diffondendo da qualche anno nelle più ricche città d’Europa.
I primi accorgimenti presi dagli ecologisti di Tafilelt riguardano l’acqua, una risorsa preziosissima nel deserto che spesso manca o non è potabile. In città sono state installate quattro stazioni di depurazione basate su un sistema di filtraggio delle piante; mentre l’intera popolazione è stata coinvolta in un’ampia attività di riciclo che prevede l’utilizzo sistematico dei rifiuti organici come concime.
Il progetto, poi, basandosi sulla cooperazione continua tra i membri della comunità a partire dal sistema di autofinanziamento che paga (insieme a donazioni di privati) gran parte degli strumenti di filtraggio e le tecnologie di energia rinnovabile, favorisce anche il mantenimento del valore del mutuo aiuto, un aspetto fondamentale per le popolazioni della valle del M’Zab.
Con questi trucchi ecologici, in vent’anni il volume degli sprechi domestici è stato ridotto del 70% e Tafilelt – che fino a qualche anno fa era letteralmente sommersa dal pattume – ora è famosa per la sua attenzione alla pulizia. Partecipare alla raccolta differenziata e alle iniziative ecosostenibili di Tafilelt non è obbligatorio ma la coscienza verde è ormai diffusa in quasi tutta la popolazione, anche grazie agli incentivi (sotto forma di uova o latte) che spettano a chi si distingue nel contenimento dei rifiuti.
Il rispetto per l’ambiente viene insegnato tramite corsi pratici per la riduzione degli sprechi ma anche sui banchi di scuola, dove i bambini imparano i rudimenti dell’ecologia anche grazie alla visita dell’eco-parco, una struttura progettata all’esterno della città come attrezzatissimo polo naturalistico e scientifico. Nel parco sono conservate varietà di alberi, piante da frutto e erbe medicinali, ovviamente coltivate senza l’uso di fertilizzanti e pesticidi. Qui gli abitanti si ritrovano per coltivare frutta e verdura sia come attività di condivisione, sia con l’obbiettivo di diventare autosufficienti nell’ambito dell’economia domestica.
L’eco-parco del Maghreb funziona quindi come una specie di orto urbano, nato però molti anni prima di quelli che oggi si sviluppano ai bordi delle nostre città e che rispondono alle crescenti richieste ambientalista delle democrazie occidentali.
L’Algeria, storica colonia europea, ha sperimentato ben prima dell’ex madrepatria, un’alternativa al sistema consumeristico ed è quindi un modello da cui trarre spunto.
Non a caso l’economia sostenibile di Tafilelt nel 2014 si è aggiudicata il Premio per l’ambiente promosso dalla Lega dei Paesi arabi e – forti di questo riconoscimento – i fondatori sognano di portare iniziative eco-friendly in tutto il continente.