Il brutale attacco alla chiesa di St. Francis nel Sud-Ovest della Nigeria ha provocato una vera e propria carneficina: oltre 50 morti in prevalenza donne e bambini. Si sospetta una rappresaglia di pastori fulani. Lo sgomento della comunità cattolica e la preghiera di Papa Francesco
«C’erano cadaveri ovunque, non si potevano neppure contare. Ne abbiamo dovuti far trasferire un po’ in tutta fretta all’obitorio». Descrive così il segretario del governo locale dello Stato Ondo, Taye Adako, l’orribile carneficina avvenuta ieri mattina al termine della Messa di Pentecoste nella chiesa di St. Francis Xavier a Owo, nel Sud-Ovest della Nigeria. Un massacro di una cinquantina di persone – in gran parte donne e bambini – di cui non sono stati ancora identificati con certezza i responsabili. Si suppone si tratti di un commando di fulani, etnia musulmana del Nord della Nigeria, di tradizione pastorale. Negli ultimi anni, a causa dei cambiamenti climatici, i pastori con le loro imponenti mandrie si sono spinti sempre più a Sud scontrandosi con le popolazioni di agricoltori locali. A inasprire i conflitti, legati all’accesso all’acqua e alle terre, sono subentranti anche elementi di integralismo religioso e la diffusione di armi sempre più micidiali. Mai però attacchi così violenti e barbari erano avvenuti in uno Stato del Sud-Ovest delle Nigeria, ma avevano interessato principalmente la cosiddetta Middle Belt, la fascia centrale della Nigeria dove i conflitti tra pastori e agricoltori hanno provocato migliaia di morti.
Secondo i testimoni presenti a Owo, l’attacco alla chiesa di St. Francis sarebbe stato condotto da diversi assalitori armati non solo di fucili, ma anche di bombe ed esplosivi. «Pozze di sangue ricoprivano il pavimento della chiesa mentre i cadaveri venivano trasferiti al Federal M edical Center e al St Louis Catholic Hospital di Owo, così come coloro che hanno subito ferite», raccontano alcuni testimoni. L’attacco sarebbe durato una ventina di minuti prima che intervenissero le forze dell’ordine.
Un deputato locale, Adeyemi Olayemi, ritiene che l’attacco potrebbe essere una rappresaglia per le recenti restrizioni imposte dal governo di Ondo al pascolo, comprese alcune aree di foresta dove gli assalitori avevano già compiuto degli attacchi. «Abbiamo goduto di una maggiore sicurezza da quando i pastori sono stati cacciati dalle nostre foreste da questa amministrazione. Questo è un attacco di rappresaglia per inviare un messaggio diabolico al governatore».
La condanna del Presidente e dell’Associazione Cristiana della Nigeria
Il presidente federale Muhammadu Buhari ha fatto arrivare attraverso il suo portavoce un messaggio di condanna della strage e di condoglianze alle famiglie e alla Chiesa cattolica: «Questo Paese non si arrenderà mai al male e ai malvagi, e le tenebre non vinceranno mai la luce».
Le rassicurazioni di Buhari, tuttavia, convincono ben pochi. L’Associazione Cristiana della Nigeria (CAN), ha condannato fermamente l’attacco ma anche invitato le forze di sicurezza ad «arrestare gli autori di questa vile criminalità». «Si tratta di una persecuzione vera e propria», ha tuonato il presidente Samson Ayokunle, che si è scagliato contro le autorità, lamentandosi del fatto che «la minaccia dell’insicurezza è sfuggita di mano ed è imbarazzante poiché i criminali operano impunemente in tutto il Paese, mentre il governo sembra essere impegnato con le elezioni generali del 2023 e non ha tempo per i massacri senza dine che avvengono nella nazione. Ribadiamo ancora una volta la nostra richiesta di una revisione totale dell’architettura di sicurezza e chiediamo al Presidente Buhari di fermare il “riciclaggio” di questi criminali e terroristi in nome del programma di deradicalizzazione».
Lo strazio della Chiesa locale
Secondo padre Augustine Ikwu, direttore delle comunicazioni sociali della diocesi di Ondo, non ci sarebbero stati rapimenti di sacerdoti e di altre persone, invece si era detto nei momenti concitati seguiti all’attacco: «Tutti i sacerdoti sono al sicuro, incluso il parroco e il vescovo, monsignor Jude Ayodeji Arogundade, è con loro in questo momento difficile».
Lo stesso vescovo è intervenuto chiedendo di «mantenere la calma, rispettare la legge e pregare perché la pace e la normalità tornino al più presto». «L’identità dei colpevoli rimane sconosciuta, mentre la situazione ha lasciato la comunità devastata – ha sottolineato padre Ikwu -. Tuttavia, per il momento, le forze di sicurezza sono state dispiegate nella comunità per gestire la situazione. Ci rivolgiamo a Dio per consolare le famiglie di coloro che hanno perso la vita in questo angosciante attacco e preghiamo perché le anime defunte riposino in pace».
La preghiera di Papa Francesco
Anche Papa Francesco ha espresso tutto il suo cordoglio per questa tremenda strage: «Il Pontefice prega per le vittime e per il Paese, dolorosamente colpiti in un momento di festa, e affida entrambi al Signore, perché invii il Suo Spirito a consolarli», ha riferito il portavoce Matteo Bruni.