Venticinque persone uccise in un villaggio da una milizia Mai-Mai. Nuovo sangue proprio mentre il Papa pronunciava il suo appello all’Angelus. Che cosa sta succedendo nella Repubblica Democrafica del Congo? E perché l’intesa mediata dalla Chiesa per porre fine alla crisi politica fatica a ridare realmente pace al Paese?
Ancora nuove violenze nella Repubblica Democratica del Congo. L’ultimo episodio efferato è avvenuto poche ore fa, un eccidio perpetrato a colpi di machete nel villaggio di Kyaghala. Venticinque le vittime di etnia hutu colpite a morte da miliziani Mai-Mai del gruppo etnico nande. Pochi giorni fa era stata l’Agenzia Onu per i diritti umani a denunciare il massacro di oltre cento persone avvenuto nella regione del Kasai Centrale ad opera dell’esercito congolese. Proprio a questo episodio drammatico aveva fatto riferimento ieri il Papa all’Angelus con un appello: «Sento forte il dolore per le vittime, specialmente per tanti bambini strappati alle famiglie e alla scuola per essere usati come soldati – ha detto Francesco -. Questa è una tragedia, i bambini soldati. Assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera, anche per il personale religioso e umanitario che opera in quella difficile regione; e rinnovo un accorato appello alla coscienza e alla responsabilità delle Autorità nazionali e della Comunità internazionale, affinché si prendano decisioni adeguate e tempestive per soccorrere questi nostri fratelli e sorelle».
Da dove vengono tutte queste violenze? Sappiamo tutti ormai che episodi di questo genere non sono nuovi nella Repubblica Democratica del Congo. Però non è un caso che riappaiano in forma così cruenta proprio mentre il Paese continua a essere attraversato da una profonda crisi politica, in quello che in teoria dovrebbe essere un anno cruciale per questa nazione. Da mesi la Chiesa sta conducendo un’opera di mediazione con l’obiettivo di uscire dall’impasse creato dal rifiuto di Joseph Kabila di lasciare il potere dopo la fine del suo mandato presidenziale il 19 dicembre. Un percorso che la morte il 1 febbraio scorso del leader dell’opposizione Étienne Tshisekedi ha reso ancora più complicato.
Perché si è arrivati a questa intricata situazione? E quale ruolo può svolgere la Chiesa per aiutare il Congo a voltare pagina davvero?
Sono le domande a cui prova rispondere quest’analisi di Anna Pozzi intitolata “Repubblica Democratica del Congo: Chiesa e potere“, in uscita sul numero di marzo di Mondo e Missione e che anticipiamo oggi per aiutare ad inserire nel loro contesto le drammatiche notizie di cronaca di queste ore.