Tra le novità di questo antico e prestigioso Museo di Parigi, che riapre i battenti completamente rinnovato dopo sei anni di lavori, c’è anche un coloratissimo car rapide di Dakar. Il mezzo di trasporto in comune più usato, entrato a pieno titolo nel panorama urbano della capitale senegalese accanto ai fossili dell’homo sapiens
Chiuso per ristrutturazione dal 2009, il Musée de l’Homme di Parigi riapre sabato 17 ottobre 2015, dopo sei anni di lavori. Ma questa volta, accanto ai fossili dell’homo sapiens e al cranio di Voltaire – e ai moltissimi altri reperti del ricco percorso di questo Museo aperto nel 1855 – il pubblico troverà una novità inedita: il car rapide. Ovvero il minibus usato nelle principali città del Senegal e particolarmente a Dakar.
Ma che cosa ci fa questo oggetto così particolare nella nuova collezione permanente del Museo di Parigi?
Il car rapide è un emblema dell’arte di vivere e di arrangiarsi di Dakar. I suoi utilizzatori si sono sbizzarriti nel ribattezzarlo: Mille kilo (“mille chili”, come il suo peso presunto); 22 places (22 posti), la sua capienza “teorica”, visto che nella realtà viene ampiamente superata; oppure S’en fout la mort (“Chi se ne frega della morte”), per il numero elevato di incidenti provocati dai suoi autisti, che sfidano tutte le regole del codice della strada. Nonostante questo, il car rapide è parte integrante del panorama urbano del Senegal da circa mezzo secolo.
Originariamente, questo autoveicolo veniva prodotto da Saviem – acronimo di Société anonyme de véhicules industriels et d’équipements mécaniques (Società anonima di veicoli industriali e attrezzature meccaniche) – una casa automobilistica francese, tra il 1962 e 1982.
Il modello SG2 (Super Goélette 2) ha incontrato il favore dei senegalesi, per la sua capacità di resistere alle strade dissestate. Dal 1960, dunque, questi minibus assicurano una buona parte del trasporto pubblico a Dakar. Coloro che li hanno acquistati hanno anche messo una particolare cura nel personalizzarli con dipinti di ogni tipo: colori vivaci, con predominanza di blu e giallo, aforismi umoristici per attirare i clienti, versetti del Corano, immagini pie e nomi di marabutti per assicurare la sicurezza dei passeggeri e del veicolo.
Da trentacinque anni, nessun nuovo modello è più uscito dalla fabbrica, ma i car rapide hanno continuato a far furore a Dakar, grazie al talento di meccanici, carrozzieri ed elettricisti il cui genio nel prolungare la vita di queste vecchie carcasse è diventata una vera e propria arte. Rimessi in marcia in un modo o nell’altro, questi minibus si sono praticamente “fusi” con la città di Dakar e ne sono diventati il simbolo, come i taxi gialli di New York o le gondole di Venezia.
Questo prodotto dell’industria automobilistica, riadattato a una dimensione africana, porta in sé una dimensione artistica e antropologica non trascurabile: mostra, infatti, l’incredibile capacità di adattamento dell’uomo.
Esposto al secondo piano della collezione permanente, questa testimonianza del genio senegalese invita al viaggio. È stato, infatti, equipaggiato di un dispositivo audiovisivo, che ritraccia il tragitto-tipo in una città come Dakar, in cui coesistono bancarelle tradizionali ed edifici simbolo della globalizzazione.
Ironia della sorte, nel momento in cui fa il suo ingresso in un museo, il car rapide rischia di sparire dalle strade di Dakar. Una legge vorrebbe, infatti, vietarne la loro circolazione a partire dal 2018. Nelle strade di Dakar hanno già cominciato a circolare nuovi bus molto meno colorati, di fabbricazione cinese o indiana. I car rapide, che potrebbero essere destinati alla demolizione, diventeranno forse auto “vintage”, che i collezionisti di tutto il mondo si disputeranno.
Per il momento, i passeggeri dei mercati di Dakar continuano a spintonarsi per riuscire a salirvi, mente i visitatori del Musée de l’Homme di Parigi potranno scoprire il car rapide solo tra qualche giorno…