Somalia: migliaia di bambini senza scuola

Somalia: migliaia di bambini senza scuola

Circa seimila bambini che vivono nei campi sfollati di Mogadiscio non hanno accesso all’istruzione. Molti di loro sono nati e cresciuti in situazioni di insicurezza, anche alimentare. E senza un’instruizione hanno pochissime possibilità di migliorare la loro vita

Non solo carestia e insicurezza. Anche una grave crisi educativa sta colpendo la Somalia. Circa 6.000 bambini che vivono nei campi per sfollati della capitale Mogadiscio, infatti, non hanno più accesso alla scuola. Un sondaggio dell’associazione degli insegnanti BAR ha mostrato che questo è dovuto in primo luogo a fattori economici. Ma anche la guerra ne è una causa diretta. La Somalia, infatti, è tra i Paesi con il maggior numero di reclutamenti di minori nelle forze armate.

Non solo. A causa della mancanza di fondi, 17 scuole gratuite a servizio degli undici campi nei distretti di Kahda, Dayniile e Garasbaaley, sono stare chiuse nell’ultimo anno. Come ha spiegato il Segretario generale di BAR, Abukar Macalin Yusuf, queste istituzioni rappresentano il 93% di tutte le scuole disponibili in quelle zone; rimangono così solo gli istituti privati, troppo costosi per le famiglie sfollate.

Farhiyo Mohamed Ali è madre di otto bambini, ma nessuno di loro frequenta la scuola. La donna guadagna da tre a cinque dollari al giorno scavando nelle discariche, troppo pochi per potersi permettere gli insegnamenti privati. «Siamo afflitti dalla povertà – racconta -. Alcuni giorni abbiamo da mangiare, altri no. Abbiamo urgente bisogno che le autorità somale provveda all’educazione gratuita dei nostri figli. Niente per loro è più importante. Quando eravamo ancora nel nostro villaggio i bambini andavano a scuola. Guadagnavamo denaro dalla nostra fattoria, ma ora non l’abbiamo più».

La sua famiglia ha abbandonato il villaggio di Mubarak, nella regione del Basso Scebeli, all’inizio di quest’anno. Le inondazioni hanno distrutto i suoi quattro ettari di campi, rovinando l’intero raccolto. Nel campo sfollati di Kahda, dove Farhiyo Mohamed Ali vive ora con i suoi bambini, ci sono altre 590 famiglie in condizioni simili.  Adan Abdi Mohamed è padre di sei bambini. la sua famiglia è fuggita dal villaggio di origine, Barirre (Medio Scebeli), a causa di un conflitto nato tra membri di un clan locale. Dopo aver cercato a lungo una scuola gratuita, Abdi Mohamed ha notato che le più vicine si trovano solo nei distretti di Hodan, Wadajir e Dharkenley, impossibili da raggiungere a causa dell’elevato costo dei trasporti.

La mancanza di strutture scolastice, secondo Abukar Macalin Yusuf, sta portando molti giovani ad avvicinarsi alle droghe o alle gang. Secondo l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR), sono più di 3.8 milioni gli sfollati interni in Somalia, a causa della grave crisi (anche climatica) che il Paese sta attraversando. La Somalia è una delle terre più colpite dalla siccità, alternata da devastanti alluvioni, come anche tutto il resto del Corno d’Africa. Nel 2023, i disastri naturali hanno costretto alla fuga almeno 1.3 milioni di somali. A questo, si aggiungono i disordini e i conflitti in corso. Negli ultimi tempi, sono cresciute anche le tensioni con l’Etiopia e preoccupano le violenze del gruppo terroristico jihadista Al Shabaab, che da vent’anni destabilizza parte del Paese, con incursioni anche in Kenya.

Nel Rapporto di Save The Children “Pathways to peace” è emerso che negli ultimi 3 anni sono aumentati drasticamente anche gli attacchi alle scuole: nel 2023, ne sono avvenuti 2.414. Inoltre, ci sono stati 7.751 casi di reclutamento dei minori nelle forze armate, e la Somalia è tra i Paesi dove queste violazioni si sono verificate più frequentemente, insieme a Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Siria e Mali.

Le testimonianze di alcuni bambini somali mettono in luce un’altra faccia del problema educativo in Somalia. Sundus, ragazzina di 13 anni, racconta: «Abbiamo dovuto abbandonare la nostra casa per colpa delle continue guerre. Eravamo confinati entro le mura di casa, non potevamo frequentare le lezioni o uscire per fare la spesa. La mancanza di educazione e le continue minacce di violenza ci hanno costretti a scappare». Anche Shamarke, ragazzo di 14 anni, ha raccontato che molti dei suoi coetanei non escono di casa per andare a scuola perché hanno paura: la loro vita sembra essere costantemente in pericolo. Ha lanciato anche un appello, rimarcando quanto l’educazione sia fondamentale «per comprendersi l’un l’altro, ed evitare la violenza. […] L’educazione ci insegna a vivere insieme, a capire diverse prospettive, e a risolvere i problemi pacificamente».

Secondo Save the Children, il miglioramento dei livelli dell’educazione è ha un impatto positivo anche sulla stabilità delle comunità: l’aggiunta di un anno di scuola nelle zone di guerra, ad esempio, riduce la probabilità che un bambino sia reclutato in un gruppo armato del 13%.

Il numero di profughi e sfollati, tuttavia, sta aumentando senza sosta. In Somalia, in particolare, ci sono famiglie che vivono da decenni nei campi per sfollati, dove i bambini nascono e crescono senza conoscere altre possibilità di vita.